Le cattedrali «laiche» nell’ex mattatoio

Nella sede espositiva del Macro a Testaccio gli ultimi lavori dell’artista Piero Pizzi Cannella dedicati ai «luoghi simbolo» della memoria

Sabrina Vedovotto

Macro al Mattatoio spalanca le sue porte ad un artista romano. Prossimi alla riapertura anche del secondo padiglione, questo dedicato completamente alle ultime acquisizioni, nel museo romano si continuano a realizzare mostre degne di questo nome. Dopo Boltansky, che aveva realizzato un progetto site specific, questa volta, come affermato anche da Danilo Eccher, direttore del Macro, è lo spazio che si è dovuto adeguare all’artista. Con le difficoltà intrinseche, dovute soprattutto alla complessa architettura dell’edificio, il risultato appare degno di nota. Dodici grandi dipinti, più altri dodici disegni, e trentasei bozzetti preparatori. Questa è la mostra di Piero Pizzi Cannella, nel mondo dell’arte conosciuto da sempre semplicemente come Pizzi. Tra i protagonisti di quel gruppo chiamato Scuola di San Lorenzo, che negli anni Ottanta divenne presto artefice di grandi eventi, Pizzi ha continuato incessantemente a realizzare i suoi lavori, i suoi dipinti, anche quando sembrava che la pittura fosse data per spacciata.
Questo evento rappresenta per Roma una grande possibilità di conoscere un proprio artista, e soprattutto di riconoscergli doti e capacità nel tempo non affievolite. La mostra, dal titolo Cattedrali, non tocca temi religiosi. Le cattedrali altro non sono che una sorta di possibilità di uscita, uno sguardo all’aperto, verso l’alto. Non sono un luogo di culto, quanto piuttosto ciò che resta nella memoria di tutti noi. L’artista afferma di avere impiegato quattro anni per concludere questo ciclo di lavori, cercando in alcuni momenti di prendere delle distanze e magari abbandonando anche per alcuni mesi la progressione del lavoro. Che, ora che si è compiuto, appare in tutta la sua maestosità. Non solo per le grandi dimensioni, ma anche per il contenuto. A tutt’oggi sarebbe apparso difficile potere anche solo pensare una mostra di dipinti in un luogo così particolare, ma probabilmente questa di Pizzi risulta essere di certo l’unica possibile da realizzare tra gli archi del mattatoio. Al centro della grande sala, un tavolo bianco nel quale, come fossero reperti antichi, vi sono tutti i bozzetti delle opere più grandi, a testimonianza del paziente ed incessante lavoro che precede la nascita e lo sviluppo dei dipinti maestosi, che invece sono posti tutti alle pareti, davvero enormi e pieni di intensità.

Interessante è anche un video nel quale l’artista simula una telefonata con qualcuno, e con l'occasione trova lo spunto per raccontare qualcosa di più della sua pittura e della sua vita. Cinque minuti molto suggestivi, nei quali Pizzi racconta la sua urgenza di dipingere, perché la pittura «è la strada maestra, il gioco più alto».
Macro al mattatoio. Fino al 28 febbraio 2007.

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