Il cattolicesimo ancorato a Rifondazione

Gianni Baget Bozzo

Casini ha detto che non si può discutere Romano Prodi come leader dell'Unione. Quindi la collaborazione, se il centrodestra vuole darla, deve essere data a questa maggioranza perché Romano Prodi è inseparabile da essa. Ossia, non è separabile dalla presenza di Bertinotti e degli «antagonisti» di questa coalizione. Romano Prodi non accetterebbe una maggioranza senza Bertinotti: non si vede come Berlusconi e Casini possano dare il voto, in nome delle larghe intese, a una maggioranza con il presidente della Camera. Sia le larghe intese sia la grande coalizione, suppongono una frattura tra l'Ulivo e Rifondazione.
Tale frattura può essere considerata difficile anche dal punto di vista dei Ds che hanno accettato Ulivo ed Unione come parti inscindibili. Non ci sarebbe una maggioranza diessina «riformista», se ci fosse la rottura con Bertinotti. La divisione in blocchi del Paese è troppo netta per poter essere superata: questa maggioranza non può avere nemici a sinistra, senza che ciò appaia come un cedimento a Berlusconi e alla destra. Neanche la maggioranza di Fassino, nel Ds, reggerebbe a una rottura con la sinistra antagonista. Il fatto curioso è che la divisione in blocchi, e persino in strati sociali, esiste nel Paese ma non nel ceto politico. Udc e Margherita, come reviviscenze democristiane, hanno un personale politico omogeneo e la loro divisione è determinata solo da quella in blocchi politici del Paese ed è innaturale a un ceto politico sostanzialm, mentre resta innaturale in un ceto politico omogeneo che ama ricongiungersi.
Prodi fa parte della corrente dossettiana, ostile alla unità dei cattolici nella Dc e ha creato a Bologna un centro culturale cattolico contrario alla direzione vaticana della Chiesa italiana. Prodi è stato quindi favorevole a un compromesso a sinistra che supponeva la fine dell’identità politica dei cattolici ed è il leader di un cattolicesimo che sostiene la non identità politica dei cattolici. Se la maggioranza di Prodi non comprendesse Rifondazione, la dimensione utopica essenziale per afferrare la parte dei cattolici che sta a sinistra della sinistra per motivi ideali e morali, verrebbe meno. Prodi contrappone, con un ossimoro che permette di comprendere Bertinotti, all’antagonismo il «riformismo radicale»,
La Chiesa è impegnata in una battaglia culturale sui temi della vita e della famiglia: e, rispetto a questi, Prodi compie la scelta del cattolicesimo «adulto». La Civiltà Cattolica, nel suo ultimo editoriale, ha condannato i cattolici «adulti» come una espressione del laicismo nella società italiana. Non a caso Prodi ha dato di sé quella definizione andando a votare al referendum per la procreazione assistita.
L'influenza di Prodi nel mondo cattolico è legata al fatto che esso non sia a destra in alcun modo e mantenga cioè una dimensione utopica che gli viene fornita dalla sinistra antagonista. Prodi la include nell'affermazione, classica della sinistra e del laicismo italiano, che la società italiana è corrotta, che deve essere riformata in senso etico. Qui la convergenza con Bertinotti appare chiara. Il cattolicesimo adulto sta con Rifondazione.
D'Alema è certo più a destra di Prodi e la sua idea fondamentale è una linea socialdemocratica.

Ma non a caso, questa linea viene combattuta dalla Margherita, anche da quella parte di essa che cerca un compromesso tra i «cattolici adulti» e il Ds. Prodi è una figura ideologica, Rifondazione fa parte della sua essenza politica. Le larghe intese e la grande coalizione non possono avere Prodi come riferimento. Casini si sbaglia.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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