Lappello ai parlamentari che sabato scorso campeggiava in prima pagina sul quotidiano Avvenire, è stato sicuramente una sorpresa per molti e un contributo significativo al dibattito intorno alla legge sul fine vita, ma non una novità: è il segnale che nel nostro Paese lunità dei cattolici in politica si cementa sui valori non negoziabili. Collocati di qua o di là rispetto alla linea che idealmente separa gli schieramenti in un sistema bipolare, al richiamo dei vescovi e del Pontefice i credenti rispondono uniti, come è già avvenuto nel passato per la legge sulla procreazione medicalmente assistita e con il Family day, la grande manifestazione di piazza per la famiglia basata sul matrimonio e contro i Dico.
Lappello chiede lapprovazione della legge attualmente in discussione in parlamento sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento (il cosiddetto biotestamento), e spiega perché è condivisibile da credenti e non credenti, motivandone anche la coerenza, nei contenuti sostanziali, con il magistero della Chiesa. Una legge ragionevole e liberale, non «cattolica»: un argine allinvadenza di certa giurisprudenza creativa che, culminata nella drammatica fine di Eluana Englaro, sta introducendo nel nostro Paese pericolose derive eutanasiche.
Le firme in calce al testo rappresentano anime assai diverse del mondo cattolico, a volte anche molto lontane fra loro quando si affrontano questioni di politica nazionale, ma unite quando si tratta di battaglie su temi fondanti per la Chiesa, come la tutela della vita e la dignità della persona, dal concepimento alla morte naturale.
Si va dai rettori di due importanti università cattoliche come Lorenzo Ornaghi e Giuseppe Dalla Torre, al presidente della Comunità di Capodarco don Vinicio Albanesi, passando per Francesco DAgostino, presidente del Comitato nazionale di bioetica quando fu approvato il documento sulle «Dichiarazioni anticipate di trattamento», su cui si è basato il disegno di legge Calabrò. Ma soprattutto lappello riunisce i rappresentanti più significativi della comunicazione di area cattolica, da Dino Boffo a don Sciortino, da Antonio Socci a Marco Tarquinio, Stefano De Martis, Paolo Bustaffa, Francesco Zanotti: in pratica tutti i media cattolici, a partire da Avvenire e Sat 2000, fino a Famiglia cristiana e alle testate diocesane. Lappello smentisce, dunque, il Corriere della Sera, che recentemente ha ospitato un curioso dibattito, in cui ogni giorno venivano messe a confronto due persone entrambe contrarie alla legge, e ogni volta almeno una si dichiarava cattolica. Una vecchia strategia, finora inefficace, che si rispolvera sempre quando si cerca di dimostrare che la Chiesa dei vescovi è distante dal suo popolo.
Dopo i titoloni dedicati alle critiche al governo da parte di Famiglia Cristiana e magari di alcuni periodici diocesani, a cui Repubblica ha dato a volte un incredibile risalto, un appello come questo era una notizia vera: oltre i diversi orientamenti politici, gran parte del mondo cattolico esprime una sostanziale e profonda sintonia con i pronunciamenti dei vescovi in tema di fede e morale, e ne condivide le scelte. Invece liniziativa è stata accolta con un evidente imbarazzo: così evidente che i due maggiori quotidiani lhanno semplicemente ignorata. È facile immaginare lenfasi che avrebbe accompagnato un appello contrario alla legge, firmato da qualche esponente del mondo cattolico magari isolato o poco rappresentativo.
*Membro del Comitato nazionale
di bioetica e docente di Chimica-Fisica
allUniversità di Perugia
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