da Kabul
È stato arrestato in Afghanistan Zar Jan, il presunto assassino di Maria Grazia Cutuli e di altri tre giornalisti nel novembre del 2001. Come ha reso noto la polizia, la cattura è avvenuta la scorsa notte dopo una sparatoria con le forze dellordine nel distretto di Sarobi, a circa cinquanta chilometri a est di Kabul. Altre quattro persone sono state tratte in arresto. «Zar Jan è rimasto ferito da diversi proiettili darma da fuoco e sarà portato a Kabul in giornata», ha aggiunto il portavoce della polizia.
Il 19 novembre del 2001, insieme alla giornalista del Corriere della Sera, che aveva 39 anni, erano stati uccisi in un agguato nella località di Tangi Abishum, a 90 chilometri da Kabul, il cameraman della televisione australiana Harry Burton, il fotografo afghano che lavorava per la Reuters Azizullah Haidari, e linviato del quotidiano spagnolo El Mundo Julio Fuentes. I giornalisti erano stati fermati sotto la minaccia delle armi e poi uccisi sulla strada che da Jalalabad porta a Kabul da un commando di dodici uomini. Secondo la testimonianza di uno degli autisti la giornalista italiana sarebbe stata uccisa per prima e prima della fine sarebbe stata oggetto, con i colleghi, di lanci di pietre. Lautista raccontò che il convoglio di tre auto sulle quali si trovavano giornalisti e interpreti era stato fermato da un gruppo di sei uomini armati, con lunghe tuniche, barbe e turbanti. Unauto riuscì a fuggire, le altre due rimasero bloccate.
Nei mesi scorsi la polizia afghana aveva arrestato numerosi uomini del gruppo malavitoso guidato da Zar Jan. Uno di loro, Reza Khan, che in una dichiarazione trasmessa dalla televisione aveva ammesso di aver ucciso uno dei giornalisti e identificato il leader del gruppo come Mahmood Zar Jan, era stato condannato a morte.
«Ogni volta che sentiamo queste notizie purtroppo il nostro dolore si acuisce ripensando a quanto è successo a Maria Grazia», ha detto ieri Agata DAmore, la madre della giornalista del Corriere della Sera, commentando la notizia dellarresto del presunto capo della banda che avrebbe ucciso in Afghanistan la figlia e altre tre persone. Raggiunta telefonicamente, la signora DAmore, che aveva appena ascoltato la notizia dellarresto al telegiornale, ha auspicato che la persona fermata, se è davvero responsabile degli omicidi, possa scontare la detenzione. «È giusto - ha detto - che chi commette reati orrendi venga punito. Non sono daccordo però con chi pensa che in questi casi debba essere adottata la pena di morte. Io la penso diversamente».
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