Il Cav deluso ma non si arrende "Bisogna crederci al ballottaggio"

Il premier sorpreso dal distacco tra la Moratti e Pisapia ma guarda ancora con fiducia al ballottaggio: non posso credere che i cittadini vogliano farsi governare dalla sinistra estrema e dall'Idv. In tarda serata fredda telefonata con il Senatur. Il Cav resta sempre il più votato, ma dimezza le preferenze

Il Cav deluso ma non si arrende 
"Bisogna crederci al ballottaggio"

Roma - Non è una bella giornata quella che Silvio Berlusconi passa chiuso ad Arcore in compagnia dei figli Marina e Pier Silvio, Fedele Confalonieri e pochi strettissimi collaboratori. Il risultato di Milano, infatti, si profila disastroso fin dalle prime proiezioni. E nel pomeriggio non fa che peggiorare visto che sia da via dell’Umiltà che da viale Monza rimbalzano a Villa San Martino numeri ufficiosi ben più preoccupanti, tanto che per diverse ore il timore è che Giuliano Pisapia possa perfino farcela al primo turno. Pericolo alla fine scampato, anche se il Cavaliere - numeri alla mano - è ben consapevole che la strada che porta alla riconferma di Letizia Moratti questa volta è davvero in salita. Un distacco di oltre sei punti, infatti, è difficile da colmare. Soprattutto con un candidato per nulla amato dall’elettorato di centrodestra e una Lega decisamente sotto alle aspettative. Due elementi, questi, che Berlusconi non manca di sottolineare nelle sue conversazioni private, anche se con la consapevolezza che il voto milanese è un segnale rispetto alla cosiddetta «linea muscolare» seguita dal centrodestra in questi ultimi mesi (eloquente il bassissimo numero di preferenze a Roberto Lassini, l’autore dei manifesti anti-pm). Un argomento di cui si discute a lungo durante i diversi e accesissimi incontri dei vertici del Pdl lombardo.

Il Cavaliere, però, pubblicamente preferisce prendere tempo. E - fa sapere Paolo Bonaiuti - rimanda ogni dichiarazione ad oggi, dopo che avrà studiato tutti i numeri della tornata elettorale con i dirigenti del partito convocati in mattinata ad Arcore. Non c’è solo Milano, infatti, e globalmente il Pdl sembra comunque reggere tanto che i risultati parziali vedono il centrodestra in vantaggio nelle undici provincie chiamate al voto. Senza considerare Napoli, dove Giovanni Lettieri ha tenuto bene e sembra favoritissimo nel ballottaggio che si terrà fra 15 giorni tra lui e Luigi De Magistris.

Il punto dolente, però, resta Milano. In attesa del conteggio delle preferenze che andranno al capolista Berlusconi (che comunque dovrebbero essere intorno alle 20mila, ben lontane dalle 52mila ottenute nel 2006) e con il timore di perdere comunque il ballottaggio. Il premier, infatti, nelle telefonate della giornata non nasconde ai suoi interlocutori la «sorpresa» per un risultato che davvero non si aspettava. Era cosciente, certo, che la Moratti avesse poco appeal e i sondaggi di un mese fa erano stati impietosi nel registrarlo soprattutto con numeri piuttosto consistenti rispetto all’astensionismo. Ed è anche per questa ragione che il premier considera concreto il rischio che al ballottaggio Pisapia possa farcela. Sapevo che non era facile - è il senso del suo ragionamento - e mi sono sacrificato per cercare di recuperare anche se mai avrei immaginato una forbice tanto ampia. Detto questo, insiste in privato, «Letizia ha sbagliato completamente la comunicazione» e «non ha pagato lo scivolone durante il confronto tv». Insomma, «se ce la vogliamo fare dobbiamo rimodulare la campagna elettorale».

Il timore, però, è anche per le sorti del governo. Se fino al 29 maggio con Umberto Bossi non si apriranno fronti è infatti chiaro che una sconfitta della Moratti potrebbe avere conseguenze disastrose. Soprattutto perché la Lega a Milano è andata ben al di sotto delle aspettative mentre in Veneto ha viaggiato a gonfie vele. E chi conosce le dinamiche interne al Carroccio - dove sono ciclici i mal di pancia per la gestione lombardocentrica del movimento - sa che questo può creare più d’un problema al Senatùr. Che potrebbe essere quindi tentato dal rilanciare la cosiddetta Lega di lotta cercando di uscire dall’orbita di Berlusconi che l’elettorato leghista sembra un po’ soffrire. Una tensione che finirebbe per condizionare i prossimi provvedimenti del governo, compresa la seconda tranche del rimpasto a cui tengono molto i Responsabili.

Bossi e il Cavaliere si sentono che è ormai sera. E la loro è una telefonata piuttosto fredda ma interlocutoria perché è meglio affrontare una questione così delicata a bocce ferme e senza farsi prendere da inutili frenesie. I due si vedranno nei prossimi giorni per poi tirare le somme solo dopo i ballottaggi. Nonostante la pessima aria che tira su Milano, infatti, il premier è ancora speranzoso.

Non posso credere - dice a chi lo sente riferendosi a Pisapia e De Magistris - che gli italiani vogliano davvero farsi governare dalla sinistra estrema e dall’Italia dei Valori. Concetto su cui torna anche a cena, con la figlia Barbara, Massimiliano Allegri e Adriano Galliani. Una serata in onore dello scudetto del Milan. Nonostante Berlusconi non fosse per nulla in vena di festeggiare.

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