Il Cav vuole convincere Bossi a rimpiazzare Fini con Casini

RomaLa strategia comune si metterà a punto sulla sponda piemontese del lago Maggiore, a Lesa, dove domani Berlusconi avrà un faccia a faccia determinante con l’alleato di ferro Bossi. Un summit a villa Campari, magione acquistata dal Cavaliere nell’estate del 2008, che si preannuncia decisivo per le prossime mosse in vista della riapertura dei lavori parlamentari. E, soprattutto, per la tenuta della maggioranza. In quella occasione Berlusconi rassicurerà l’amico Umberto. Già, rassicurare: cercherà di convincere il leader del Carroccio che Casini non è il diavolo e, anzi, potrebbe essere fondamentale per proseguire con l’azione di governo. Anche senza i «traditori» finiani che il Cavaliere considera ormai vecchi arnesi della politica politicante. Non è un mistero, infatti, che per Bossi i centristi sono fumo negli occhi e in più occasioni ha espresso giudizi al vetriolo nei confronti di Casini. E quest’ultimo, d’altronde, non è mai stato tenero nei confronti del Senatùr. Tuttavia Berlusconi cercherà di smussare i reciproci sospetti soprattutto convincendo Bossi sul tema a lui più caro: il federalismo. Il leader del Carroccio sarà tranquillizzato più o meno con il seguente discorso: «Non ti preoccupare, Umberto, che il treno del federalismo non si ferma. Fidati di me. Privilegio l’accordo con te ma se sul programma la convergenza s’allarga ai centristi che male c’è?». Su questo tema, esplicito è il vicepresidente dei deputati Pdl Osvaldo Napoli: «Un sistema di alleanze ampio e coeso sul piano dei programmi e delle riforme è un obiettivo da perseguire in ogni caso, sia che la legislatura trovi un colpo d’ala sia che la situazione precipiti verso il voto. In questo senso non posso che auspicare calma e gesso ai nostri amici leghisti invitandoli a mettere da parte pregiudizi che rischiano di nuocere alla maggioranza ma soprattutto al Paese».
Riuscirà Berlusconi a far baciare a Bossi il rospo Casini? Di certo il muro di scetticismo leghista non sarà facile da abbattere visto che il Senatùr non vede certo come un dramma il ritorno alle urne. I sondaggi sorridono al Carroccio e, da un certo punto di vista, il discorso di Bocchino non è del tutto peregrino. Ossia: chi spinge sull’acceleratore delle elezioni sono Bossi e Tremonti. Il primo perché farebbe il pieno di voti, il secondo perché potrebbe presentarsi come possibile futuro premier qualora l’esito delle elezioni non fosse tale da garantire una maggioranza solida sia alla Camera sia al Senato.
Fin qui il ragionamento di Bocchino potrebbe anche reggere. Meno la ricetta che lo stesso ultrà finiano ha proposto via web: un governo retto da Fini, Casini, Rutelli e i moderati del Pd. Un progetto, questo, che Berlusconi considera un insulto. Ai suoi più stretti collaboratori Berlusconi avrebbe confidato che l’uscita del capogruppo dei «futuristi» ha dimostrato come il «vero e unico obiettivo di Fini è indebolirmi e farmi fuori politicamente. E lo fa con sistemi da vecchia politica correntizia per ottenere posti e potere».

I finiani scudo di una presunta trappola di Bossi e Tremonti? «Assurdo: sono loro che stanno mandando a monte un governo retto da una larghissima maggioranza soltanto per questioni di potere personale». E poi: «Come fidarsi di Fini e dei finiani alla Bocchino?».

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