Roma«Complimenti, ottimo intervento». Arcore, tardo pomeriggio. Silvio Berlusconi alza la cornetta e chiama Gianfranco Fini, poche ore dopo la storica confluenza di Alleanza nazionale nel Pdl. E così, dopo averlo ascoltato in diretta tv, il premier si congratula per il discorso di ampio respiro, lunga gittata, pronunciato a ora di pranzo dal presidente della Camera. Cè stata «piena condivisione, sintonia, sul percorso e sui contenuti», spiegano dallo staff del Cavaliere, soddisfatto per le parole e, soprattutto, per lampia visione indicata da Fini dinanzi allultima assise congressuale degli iscritti a via della Scrofa.
La storia di An già agli archivi, ma anche quella tutta da scrivere del Pdl. Si sviluppa sul doppio binario il confronto telefonico tra Berlusconi e Fini che, in attesa del faccia a faccia in settimana, ne approfittano per discutere del Congresso costituente, in programma il prossimo week-end. Un appuntamento che vedrà il presidente del Consiglio due volte sul palco. La prima, venerdì, in cui ripercorrerà i quindici anni di attività politica, dalla nascita di Forza Italia fino ai giorni nostri. E la seconda, domenica, quando traccerà la prospettiva futura del nuovo partito. In mezzo, sabato, sarà la volta di Fini e Renato Schifani.
Ieri, intanto, ad andare per primo in avanscoperta è stato Gianni Letta. E in mattinata, quando Fini attende di salire sul palco-ponte, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio contatta il suo staff per comunicare un breve messaggio: «Fate al presidente un grosso in bocca al lupo». Passano i minuti e il pensiero virgolettato di Berlusconi approda nel padiglione 8 della Nuova Fiera di Roma.
È un testo breve, ma significativo, quello che il premier firma e consegna alla lettura di Denis Verdini, coordinatore azzurro, prossimo a mantenere la carica anche nel partito unico, da condividere con Ignazio La Russa e Sandro Bondi. «Cari amici di An - attacca il Cavaliere - il mio non è un saluto formale, ma un atto di gratitudine e di riconoscenza ad un partito che, dopo un lungo cammino ci consente, sulla spinta di milioni e milioni di elettori, di raggiungere tutti insieme un grande e storico traguardo».
I delegati ascoltano, senza particolari scossoni, per la verità, intenti magari a commentare con i vicini di sedia. Ma tantè. Per linquilino di Palazzo Chigi, «la nascita del Popolo della libertà, lincontro tra il popolo di Fi e An rappresenta un momento storico della vita italiana». Fini è nei paraggi, intento forse a limare gli appunti trascritti sui fogliettini, una decina, che consulterà a microfoni accesi.
Verdini intanto va avanti. E snocciola veloce il messaggio del premier, distante 600 chilometri per non rubare la scena. «Colgo loccasione del vostro congresso, che sancisce una decisione che era maturata da tempo nella coscienza dei cittadini italiani - scrive Berlusconi - per sottolineare limportanza del vostro ruolo nella politica italiana». Ma non finisce qui. Nel messaggio, infatti, il capo gel governo ricorda che «la comunità della destra ha affrontato ingiuste discriminazioni e ha pagato un duro prezzo alla difesa di idee e principi essenziali della vita e della cultura italiana». Un inaccettabile etichettamento, per il leader del Pdl, che ricorda: «Quando nel novembre del 93 dichiarai che se avessi votato a Roma nel ballottaggio tra Fini e Rutelli, avrei certamente dato il mio sostegno a Gianfranco, subii attacchi inauditi. A conferma che ancora sedici anni fa permaneva un ingiusto e intollerabile giudizio nei confronti della destra».
«Dopo quella dichiarazione molti eventi si sono susseguiti», aggiunge, pronto ad elencare i passaggi chiave del lungo fidanzamento tra i due alleati, prossimi alle nozze.
Verdini saluta, si alternano i big di An, finché, alle 12.30, arriva il momento clou: parla Fini.
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