Fabrizio de Feo
da Roma
«Do appuntamento a tutti a Roma il 2 dicembre. Io ci sarò, potete stare tranquilli». Silvio Berlusconi allontana gufi e avvoltoi con un colpo secco. Spazza via le illazioni che inevitabilmente iniziano a fiorire dopo la notizia di un prolungamento del suo soggiorno al San Raffaele. E annuncia che le possibilità di una sua diserzione forzata della grande manifestazione di sabato prossimo a Roma sono pari allo zero.
È il segnale che il popolo dei moderati attende con ansia. Nessun passo indietro: la grande protesta contro la Finanziaria vedrà tutti i leader sul palco. E anzi, dopo la grande paura vissuta domenica, si trasformerà inevitabilmente in un «Forza Silvio». È lo stesso leader di Forza Italia, scalpitante nel suo riposo forzato, a confermare la notizia, già anticipata nel pomeriggio dal portavoce Paolo Bonaiuti. Una rassicurazione che spazza via quei timori di uno «stop» forzato del Cavaliere entrati di prepotenza nel dibattito politico.
In mattinata il nervosismo si faceva sentire soprattutto tra gli esponenti di Forza Italia. Passato lo choc iniziale, non si conosceva ancora la diagnosi sul malore che aveva colpito 24 ore prima Berlusconi. La preoccupazione era limposizione da parte dei sanitari di un riposo forzato, magari di qualche settimana. A quel punto sarebbe stato a rischio lo stesso svolgimento della manifestazione di sabato contro la Finanziaria. Un palco privo del leader di Forza Italia veniva considerato «impensabile» perché si sarebbe prestato ad inevitabili interpretazioni sulla successione al Cavaliere. Ma nel primo pomeriggio arrivava il sospirato il via libera.
La ripresa lampo da parte dellex premier, naturalmente, ribalta lo scenario e regala una carta in più da giocare alla Cdl: quella di un effetto emotivo di mobilitazione spontanea del popolo di centrodestra. Sì, perché a questo punto Forza Italia punta a trasformare quello del 2 dicembre in un «Berlusconi day», quasi a rintuzzare a furor di popolo i discorsi «di Palazzo» sulla sua successione. Per certi versi una spinta simile a quella che Prodi ebbe un anno fa con le primarie dellUlivo. «Verranno in tanti - spiega lazzurro Antonio Palmieri - e credo che la manifestazione oltre a un gigantesco basta Prodi, sarà un colossale Forza Silvio».
Le parole del leader azzurro producono anche un altro effetto: stemperare il dibattito aperto da Francesco Storace sulla dipendenza del centrodestra da Berlusconi. «I nostri leader prendano tutti esempio dalla forza di Berlusconi e siano meno presuntuosi. Non abbiamo bisogno di leader che si prendono a male parole» dice lesponente della destra sociale. «Cè da riflettere sulla grande paura, non possiamo dipendere da una persona. È ora che che i nostri leader facciano le persone serie e inviino un messaggio di responsabilità alla nazione e al popolo del centrodestra». La sua proposta? Concordare «linvio di una delegazione di Fi e An sabato a Palermo alla manifestazione dellUdc, e di una dellUdc a quella di Roma». Un tentativo di gettare un ponte tra i due eventi paralleli che viene bocciato dal silenzio delle due parti. Da parte di An non viene dato alcun seguito a queste riflessioni. Per Ignazio La Russa, «il malore che ha colpito Berlusconi non si presta ad alcuna valutazione politica», mentre per Gianni Alemanno «è di cattivo gusto e anche iettatorio parlare della leadership solo perché Berlusconi ha avuto un lieve malore».
Forza Italia, naturalmente, fa quadrato intorno al suo leader: «Il presidente è saldamente in carica e non esistono alternative nella Cdl», dice Chiara Moroni. Mentre anche nellUdc si stemperano i toni, fermo restando che il partito non deflette certo da una linea che, rispetto al riconoscimento della leadership di Berlusconi, era e resta di chiusura.
Al netto delle ripercussioni sulla politica italiana, continua la pioggia di telefonate, fax e messaggi che giungono da tutto il mondo. Il presidente degli Stati Uniti George W. Bush chiama Berlusconi dallAir Force One per sincerarsi delle sue condizioni di salute. Mentre il cardinale Tarcisio Bertone, «gli trasmette gli auguri del Santo Padre». Tra i messaggi anche quelli del presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Camillo Ruini, del premier israeliano Ehud Olmert e di altri leader europei, oltre alle chiamate di Fini, Bossi e Casini. «Cè tanta gente che vuole vederlo e sentirlo», dice Paolo Bonaiuti.
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