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Il Cavaliere: «Fitto resta ministro Più giovani e donne nel partito»

RomaIl vento dolce delle elezioni regionali sembra sospingere il governo verso una stagione di quiete, compatibilmente con qualche piccolo spostamento dovuto al passaggio, dal ministero dell’Agricoltura al Veneto, dell’invincibile Luca Zaia. «Berlusconi non ama i grandi rimpasti, i cambiamenti bruschi, è un principio di comunicazione politico e commerciale», valutava ieri un ministro con Il Giornale.
E dunque è vero che da questo giro di giostra sono usciti vincitori e vinti, anche nel governo, ma il successo della coalizione alle urne potrebbe sostenere al loro posto anche i ministri meno amati, un po’ in ombra, in bilico.
Il caso di Raffaele Fitto ne è l’esempio. Ieri il consiglio dei ministri ha respinto all’unanimità le dimissioni del ministro per gli Affari Regionali, autore del pasticcio pugliese. È stato Fitto a volere con vigore la candidatura del perdente Rocco Palese, sbarrando la strada a Adriana Poli Bortone. È vero, Berlusconi ci ha pensato su più di ventiquattr’ore. E si dice che per quel posto agli Affari regionali sia comparsa la tentazione forte di inserire Giancarlo Galan, l’ex governatore veneto sacrificato sull’altare di Zaia e della Lega. Ma alla fine il premier ha ribadito a Fitto «considerazione, stima e fiducia, confermandogli l’invito ad operare per il Governo». Applauso dei colleghi, la prima ipotesi di rimpasto è congelata.
Qualche variazione ci sarà, ma nel partito, e a livello locale: «apertura soprattutto nei confronti dei giovani e delle donne», ha anticipato ieri sera Berlusconi entrando a palazzo Grazioli. Potrebbero avere un ruolo nel Pdl Anna Maria Bernini e Monica Faenzi, candidate in Emilia Romagna e Toscana.
I ministri sconfitti negli scontri diretti non possono temere per la poltrona. Tecnicamente, Renato Brunetta sarebbe adesso in discesa dopo il fallimento a Venezia. Ma finora è sempre stato uno dei più amati del governo Berlusconi. La disfatta di Brunetta in Laguna sta anzi rinforzando un convincimento tra i ministri: mai candidarsi in casa propria. C’è chi ricorda come addirittura Berlusconi abbia «conquistato Palazzo Chigi prima di Arcore...». Altre notizie dal borsino ministeriale: su Altero Matteoli circolano voci di sostituzione, ma anche sottolineature del suo importante ruolo in Toscana, dove il Pdl ha ottenuto risultati di prestigio.
È un momento d’oro questo, naturalmente, per i leghisti: Bossi, Calderoli e Maroni, le stelle del Carroccio vincitore. Chi si è costruita da sola in queste elezioni un futuro politico molto più solido è Mara Carfagna: 55.700 preferenze in Campania, record assoluto in Italia. L’unico ministero libero, quindi, è quello delle Politiche Agricole. Se lo contenderebbero i due ex governatori Galan e Ghigo. Queste elezioni hanno anche migliorato la posizione di Ignazio La Russa nel governo, e con lui, nel Pdl, dei coordinatori: «Si sono comportati benissimo», il plauso di Berlusconi. Si è fermata l’ipotesi di uno spostamento di Sandro Bondi al partito, con Bonaiuti alla Cultura e Carfagna portavoce del governo.

L’unico ministro a svelarsi è Gianfranco Rotondi (Attuazione del programma): «Io non sono sicuramente in ribasso - ride - la mia lista in Piemonte ha portato 5900 voti, e Cota ha vinto per 7mila! È vero, ho inserito il simbolo della Dc per portar via preferenze a Casini. Non me ne vergogno. Abbiamo cambiato colore al Piemonte». Rotondi nuovo ministro dell’Interno. «Io?». È il primo aprile. «Eh eh, infatti, non esageriamo, il mio è stato solo un giochino ben riuscito».

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