da Roma
«Tutti i conigli tirati fuori da Veltroni sono ormai defunti». La frase, secca e affilata, pronunciata da Silvio Berlusconi, testimonia in maniera chiara una convinzione del candidato premier del Popolo della libertà: l’effetto Veltroni, se mai c’è stato, si è ormai esaurito alla prova della campagna elettorale. Così come il tentativo del leader del Pd di rimuovere dall’immaginario collettivo il legame e la continuità del suo partito con il governo Prodi.
«Le promesse elettorali non sono state mantenute da parte di Veltroni» ricorda il leader del Pdl. «Aveva detto che sarebbe andato solo e invece si è alleato con radicali e giustizialisti, andando così di male in peggio. Si era ripromesso di presentarsi con un partito nuovo ma poi nelle liste ha messo tutti i ministri e sottosegretari del governo Prodi». Infine, Veltroni non ha mantenuto la promessa di staccarsi «dalla sinistra estrema, visto che a livello locale ha riproposto la stessa alleanza che ha sostenuto l’attuale governo». Una sequenza di incongruenze e passi falsi che rendono impossibile continuare ad imbracciare la bandiera del nuovo e che fanno sì che le distanze nei sondaggi restino invariate.
«Il distacco tra il Pdl con la Lega e il Pd con l’Idv è di 10 punti ed è rimasto stabile dall’inizio della campagna elettorale. Inoltre i bookmaker mi danno a 1,30, con Veltroni a 3: quindi anche per loro è impossibile una sua affermazione». Numeri inoppugnabili che forse renderebbero superflue persino le sfide televisive e i duelli tra i candidati premier. Ma in ogni caso Berlusconi si dice pronto a scendere in prima persona nell’agone mediatico. «Sono assolutamente disponibile a un confronto televisivo con Walter Veltroni, anche perché sono convinto di avere argomenti e fatti contro le parole» dice ai microfoni di Sky Tg24. E in serata anche il leader del Pd dà la sua disponibilità al faccia a faccia in tv.
All’intervento dell’Authority delle comunicazioni, che ha bacchettato i telegiornali per la mancanza di equilibrio e per una sovraesposizione del centrodestra, Berlusconi dedica soltanto poche parole. «Non sono al corrente dell’ultimo intervento dell’Agcom, io non sono andato molto in tv» dice Berlusconi. «Solo in Italia comunque c’è una legge liberticida come la par condicio. L’Authority guardi alla sostanza delle cose: un partito che viene votato dal 50% degli elettori deve potere esporre i programmi ai cittadini perché ci sia un voto consapevole. Deve poterlo fare più di un partito che ha l’1%».
Il finale è dedicato all’appello che gli sta più a cuore: quello a non disperdere il voto a favore di piccole sigle e partitini. «È giusta la considerazione del presidente Napolitano sui voti tutti utili» dice Berlusconi al Tg1 «ma è pur vero che nel centrodestra solo il Pdl ha una concreta possibilità di successo, e per questo non bisogna che i voti si dissolvano in un favore al Pd. Quella del capo dello Stato è una considerazione corretta, perché il voto è un diritto ma anche un dovere ed è utile che i cittadini vadano a votare. Ciò non toglie che con questa legge elettorale la maggioranza alla Camera e al Senato vada al partito con più voti, anche solo uno in più.
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