Cavalieri di Malta contro il diabete

In 120 paesi del mondo assistono i malati, i bisognosi, gli emarginati. Con 12.500 cavalieri, 80mila esperti volontari, 20mila dipendenti, molti dei quali medici e paramedici, l’Ordine di Malta svolge la sua attività umanitaria. Oltre quaranta gli ospedali localizzati in Europa e più precisamente in Germania, Francia, Belgio, Inghilterra.La maggior parte sono policlinici. L’Ospedale dell’Ordine a Roma è specializzato nella neuro-riabilitazione. Quelli in Inghilterra ed in Germania hanno reparti per la terapia del dolore nei malati terminali. Dipartimenti simili operano in Argentina, Australia, Sud Africa e Stati Uniti. A Betlemme le donne della regione danno alla luce i propri figli in una struttura dagli standard medici di livello europeo. Il soccorso umanitario alle vittime di disastri naturali o conflitti armati è compito tradizionale dell'Ordine di Malta. Altri ospedali e centri medici sono attivi in Benin, Burkina Faso, Camerun, Madagascar, Togo. In Senegal e Cambogia l’Ordine gestisce ospedali per la cura della lebbra. Le battaglie dei cavalieri dell’Ordine di Malta non vengono più combattute con la spada, ma con gli strumenti pacifici della lotta contro le malattie, la miseria, l'emarginazione, l'intolleranza, e con la difesa e la divulgazione della Fede cattolica.
L’Ordine di Malta, attraverso il Malteser International, ha fornito assistenza medica alle missioni di pace delle Nazioni Unite (America centrale, Kuwait, Timor Est, Balcani, Afghanistan). In tutti i Paesi i cavalieri dell’Ordine corrono in soccorso delle vittime di conflitti o di calamità naturali, svolgono, senza distinzione di razza, origine o religione, servizi di emergenza, di primo soccorso, assistenza ad anziani, disabili, bambini in difficoltà, rifugiati, immigrati. Per oltre 900 anni l’Ordine di Malta ha curato persone di ogni credo: musulmani, ortodossi, cattolici, protestanti, ebrei.
La nascita dell'Ordine risale al 1048. Alcuni mercanti dell'antica repubblica marinara di Amalfi ottennero dal Califfo d'Egitto il permesso di costruire a Gerusalemme una chiesa, un convento e un ospedale nel quale assistere i pellegrini. Tutti i Cavalieri erano religiosi, legati dai tre voti monastici: povertà, castità e obbedienza. Nel 1291, dopo la perdita della fortezza di San Giovanni d’Acri, ultimo baluardo della cristianità in Terra Santa, l’Ordine si stabilisce prima a Cipro, poi nell’isola di Rodi e nel 1530 nell’isola di Malta.Allora disponeva di una agguerrita flotta di navi da guerra con la quale partecipò alla battaglia di Lepanto.Nel 1798 con l’arrivo di Napoleone l’Ordine lascia Malta e dal 1834 si stabilisce a Roma dove possiede, garantiti da extraterritorialità, il palazzo Magistrale, in via Condotti e la Villa Magistrale sull’Aventino. Da oltre un secolo l‘assistenza ospedaliera è tornata ad essere l’attività principale. In Italia i consultori sono diventati nel corso degli anni punti di riferimento per i più disagiati. A Roma in diversi quartieri viene offerto un prezioso ausilio legale in casi di sfratti, maltrattamenti familiari, richieste di accompagnamento ad anziani invalidi e donne che non possono permettersi l’aiuto di un avvocato o di uno psichiatra. Attraverso i volontari, tra i quali numerosi medici, è stato intensificato il servizio di assistenza domiciliare per anziani soli e malati,i più emarginati tra le categorie a rischio.
L'Associazione dei cavalieri italiani del sovrano Ordine di Malta (Acismom), costituita nel 1877, gestisce ospedali, case di cura, cliniche, cronicari, reparti sanitari, ambulatori. Il diabete rappresenta una nuova grande sfida per l'Ordine di Malta: attraverso una rete di centri (sei nella capitale, due nel Lazio, uno a Milano, uno in Puglia) si combatte questa malattia sociale divenuta oggi una epidemia: i diabetici in Italia sono 1,6 milioni, altri 800mila lo sono senza sapere di esserlo. Nel mondo erano nel Duemila 171milioni (2,8% della popolazione), saranno 366 milioni nel 2030 (4,4% della popolazione). I Centri dell’Ordine di Malta si occupano di terapie, ma anche di prevenzione, di modifica degli stili di vita, di visite nelle scuole.

«I sistemi sanitari potranno vincere la sfida lanciata dalla epidemia diabetica investendo con forza e fiducia in una risorsa rigenerabile: una nuova cultura della salute e della prevenzione», afferma Mauro Ragonese, coordinatore sanitario dei Centri diabetologici e dei poliambulatori specialistici Acismom.

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