Cavalli fa sfilare la Primavera di Botticelli

La collezione di Angela Missoni si ispira alle ninfee di Monet. Su collane e borsette compaiono delle piccole sculture moderne

Daniela Fedi

da Milano

La Primavera del Botticelli si è materializzata sulla passerella di Cavalli, mentre Angela Missoni ha trasformato le ninfee di Claude Monet in una rasserenante versione del motivo mimetico. Le sfilate di Milano Moda Donna per l’estate 2007 si sono chiuse ieri con due collezioni che sostanzialmente lanciano lo stesso messaggio: l’Italia è il Paese dell’arte e del buon gusto, abbiamo nel nostro Dna l’istinto artistico e insieme imprenditoriale di un uomo come Lorenzo il Magnifico che diede vita al Rinascimento mentre curava i suoi interessi commerciali. Da qui a paragonare il genio degli stilisti con quello dei vari Leonardo, Michelangelo o Raffaello, ce ne corre. Ma sarebbe solo ora di chiedersi perché quel che si vede sulle nostre passerelle prima o poi finisce davvero addosso alla gente, mentre le sfilate in scena a Parigi da oggi fino alla prossima domenica, nella maggior parte dei casi finiscono per far vetrina nei negozi oppure nei servizi di tendenza dei giornali specializzati.
Anche per questo la collezione di Cavalli ci è sembrata semplicemente meravigliosa: capi portabili e fatti come Dio comanda, cioè con quel sapore di altissimo artigianato che nessun industriale cinese per il momento può copiare. Non a caso lo stilista ha fatto tappezzare la sala della sfilata con una serie di gigantografie della vecchia Firenze, trasformando la passerella nella fedele riproduzione del manto stradale calpestato nel corso dei secoli dai più grandi artisti della terra. Scenario migliore non si poteva immaginare per far sfilare lunghi abiti in leggerissimo crepon di seta (fino a 25 metri di tessuto in un solo modello che alla fine pesa meno di 200 grammi) tutti bianchi oppure stampati sia con i pallidi disegni floreali botticelliani sia con i classici motivi delle ceramiche dei fratelli Della Robbia. I ricami a rilievo sugli strepitosi corsetti neri sembravano pezzi di stucco caduti da un soffitto rinascimentale e poi restaurati per decorare con la stessa potenza espressiva un dolce seno di donna. Per il giorno c’erano lineari pantaloni dritti e larghi che si fermavano a dieci centimetri dalla caviglia da portare con semplici sandali infradito sotto agli stupefacenti giacchini di pelle lavorata come pizzo appoggiati sulle maliziose camicette di velo appena coperto dal vecchio plastroni di una camicia da uomo. In pratica nella stessa collezione si passava con sorprendente coerenza dal maschile al femminile nella raffinata visione di Diane Vreeland (una delle donne più eleganti del XX secolo) per poi approdare in un certo romanticismo che Cavalli, per la sera, trasforma in pura sensualità. Tutti cortissimi tranne l’indimenticabile abito-tigre del gran finale, questi capolavori incrostati di catene, pietre dure, pizzi e ricami, impongono gambe da gazzella su cui conviene cominciare a lavorare fin d’ora in palestra e con le sedute di mesoterapia.
Tutt’altra immagine per la donna Missoni che esprime comunque un amore per l’arte italiana e internazionale. Tanto per dare un’idea al posto delle collane e di alcune borsette da sera c’erano delle piccole sculture moderne in catene e frammenti metallici. Oltre alla stampa camouflage ottenuta scomponendo le famose ninfee in tenere macchie di colore, c’erano tanti disegni nuovi perfino nel caso dei pois che sono i più classici grafismi della moda. La vera novità stava comunque nei volumi (più ampi e leggeri del solito grazie a un interessante uso dell’organza) e nelle forme davvero sorprendenti per esempio in un inedito kimono che non rimanda all’idea della vestaglia grazie a un bel gioco di tagli e proporzioni. Sotto a tutto ciò c’erano spesso i pantaloni e sempre delle altissime scarpe platform con cui le modelle sembravano tante affascinanti watusse. Festa italiana perfino dai gemelli canadesi Dean e Dan Caten che insieme disegnano DSquared, griffe controllata dal Gruppo Diesel di Renzo Rosso. Per la loro sfilata i due giovani stilisti hanno ricostruito la piazzetta di Capri scegliendo una colonna sonora con brani di Mina e Patty Pravo che sottolineavano l’idea di collezione: la gioia di una bella ragazza che può passare l’estate nel nostro Paese. I capi più riusciti strizzavano l’occhio alle camicie maschili pur essendo maliziosi pagliaccetti che più femminili non si può. Su questo tema del guardaroba di lui indossato da lei ha magistralmente lavorato anche Rossella Tarabini per la linea che si chiama come sua mamma: Anna Molinari. Basterebbe la gonna decorata da tralci di glicine a rilievo che ne definivano la forma danzante sotto alla piccola giacca da uomo per dire quanto sia stata brava e coraggiosa.

Perché si sa che la semplicità è l’arte del complicato, ma in più la stilista ha da poco perso tragicamente il padre Paolo. Eppure con la madre Anna e il fratello Gianvito si è subito rimessa all’opera per un’azienda che fa onore all’Italia e alla moda in generale.

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