La poesia non sta sulla steppa del proprio ombelico, non è pettegolezzo di palpebra: ha vastità, tocchi un verso e accade la deriva dei continenti.
Per questo Cees Nooteboom è un grande poeta: nella sua poesia c'è un «dio faticoso», ci sono angeli e cornacchie, il Mare del Nord, un faro, «nubi di zinco», le voci dei morti aggrovigliate ai desideri dei vivi e, soprattutto, «le parole/ di pietra e d'acqua». Che vento in questa poesia che convoca poeti e «cacciatori di relitti» (la stessa cosa, in fondo). Sono 33 brandelli lirici, una liturgia privata che fa scoccare oceani.Davide Brullo
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