La Cei: «Giù le mani da Bertone e Bagnasco»

«Sono amareggiato ma Genova mi conosce e mi vuole bene», sono le uniche parole che il cardinale Tarcisio Bertone, predecessore di Angelo Bagnasco nel ruolo di Arcivescovo della diocesi di Genova ha pronunciato sul caso Mensopoli nelle cui intercettazioni l’attuale capo di Stato della Città del Vaticano, è più volte citato dagli indagati. Nei giorni scorsi la Santa Sede era intervenuta nella vicenda con una nota scritta «assolvendo» Giuseppe Profiti, l’uomo della Curia, come è stato definito perché considerato uomo di fiducia della diocesi genovese, che dopo aver ricoperto incarichi in Regione Liguria era stato nominato direttore dell’ospedale Bambin Gesù di Roma.
I voli pindarici nelle interpretazioni delle tante chiacchierate tra i personaggi coinvolti nell’inchiesta avevano fatto emergere anche i nomi dei cardinali Bertone e Bagnasco, ma il senso di quelle parole sembravano più dare il segno di un tentativo, da parte degli inquisiti, di dimostrare un certo spessore tanto da poter arrivare a parlare con i vertici della Curia.
Ieri sul «coinvolgimento» di Bagnasco e Bertone è intervenuto da Roma il segretario della Cei Giuseppe Betori spiegando che «ci sono solo persone che vantano amicizia con loro» e che «non sono coinvolti nella vicenda». Per il segretario della Conferenza episcopale italiana la figura dei due cardinali non esce affatto ridimensionata, «tutt’altro- spiega Betori- escono con una figura ancora più elevata perché queste persone, parlando dei loro affari, non riescono mai a dire che in uno di questi è implicato Bertone o Bagnasco». Ma il segretario della Cei è tornato anche a difendere la posizione di Giuseppe Profiti, indagato per l’attività svolta all’epoca in cui era dirigente della regione: «Penso di potermi fidare del cardinale Bertone- ha detto Betori- che ha ribadito fiducia in una persona alla quale ha affidato uno dei fiori all’occhiello della Santa Sede, quale è l’ospedale “Bambin Gesù”».

Anche l’ex vescovo di Savona ed attuale segretario dell’amministrazione del patrimonio apostolico della Santa Sede ha detto che «nessuno si poteva aspettare che nell’inchiesta potessero emergere i nomi di Bagnasco e Bertone. Ci auguriamo che i loro nomi siano stati abusati».

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