Una Celentano e Graziani fra le tigri e il trapezio

La conduttrice Barbara D’Urso: «I miei vip si allenano otto ore al giorno»

Paolo Scotti

da Roma

Con una facile battuta, e se non si rischiasse d’offendere qualche suscettibilità, verrebbe da dire che finalmente il reality si rivela per quel che è. Un carrozzone, una baracconata. Poi però si scopre che i primi a felicitarsi del matrimonio fra circo e reality - cioè tra la più antica e nobile forma di spettacolo, e il più criticato e becero genere tv - sono proprio loro: gli autori di Reality Circus. Cioè (come afferma fiera la sua presentatrice, Barbara D’Urso) «del primo esperimento che cerca di unire reality e talent show». O, come aggiunge il direttore di Canale 5, Modina, «del primo reality che tenti una direzione più familiare, sulla strada del varietà vero e proprio». E allora viene da sperare: vuoi vedere che con Reality Circus - il format tutto italiano che da domani sera alle 21 scaraventerà la solita imbarcata di vip, o presunti tali, non su isole, fattorie o deserti, ma sotto lo chapiteau del Più Grande Spettacolo del Mondo - si abbandona finalmente il trash? Che i suoi vip si dedicano, alla buon’ora, a qualcosa di meno inutile e raccapricciante che lottare con topi, ragni e pantegane? Vana speranza. «I nostri eroi dovranno, sì, misurarsi con molte delle nobili arti circensi, come la giocoleria, il trapezismo o l’ammaestramento di animali - replica la D’Urso, implacabile -, ma poi le telecamere li seguiranno anche fuori dal tendone, nel villaggio di carrozzoni e roulotte dove dovranno lavorare duramente alla manuntenzione del circo stesso. E anche se ora li vedete tutti allegri e carini, sappiatelo: fra loro si sono già create le prime antipatie».
Nulla di nuovo sotto il cielo del reality, insomma. Se non le proteste e l’esposto che Reality Circus ha scatenato nell’associazione animalista Lav, preoccupata che il programma, oltre quella dei concorrenti, metta a repentaglio anche la dignità delle bestie impegnate con loro. Elefanti, tigri e cavalli provenienti dal circo di Moira Orfei; «e dunque tutti perfettamente tutelati e tutti impegnati in numeri per loro abituali - fa sapere Leonardo Pasquinelli, della produttrice Endemol -. Perché non abbiamo scelto un circo senza animali, di quelli che hanno successo solo con equilibristi o clown? Perché il vero circo è quello con gli animali». «E perché, volendo sposare tradizione e reality, ignorare gli animali sarebbe stato ipocrita», aggiunge Modina. Che circo sia, dunque. Dentro ad un colossale palais ottocentesco tutto vetri liberty, ricostruito nei Dino Studios Cinecittà; con costumi squillanti e favolosi ispirati alle fantasie di Fellini e al film Moulin Rouge; con un villaggio di carrozzoni un po’ blasè che sa di patetico tramonto. E con i vip del caso, naturalmente. Ciascuno dei quali afferma d’aver accettato di misurarsi in cima ad un trapezio o sul filo d’una corda («Si allenano già da quattro settimane al ritmo di otto ore al giorno» precisa, spietata, la D’Urso) solo «per provare una nuova esperienza».

Trattasi di Valeria Marini, Rosita Celentano, Ciccio Graziani, dell’olimpionico Antonio Rossi, delle sorelle Boccoli («memorabile a Sanremo ’89 la loro canzone Stella», commenta Andrea Pellizzari, ex-jena addetto all’umorismo), della ex Grande Fratello Marina La Rosa (ma il primigenio di tutti i reality non le è bastato?), della biondina all’amatriciana di Amici, Sabina Ghio («lei provvederà alle litigate»), degli attori da soap Raffaella Bergè, Pierluigi Coppola e Gian Marco Tavani, dei ballerini Milton Morales e Brian Bullard.

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