Celentano e Teo sono lenti Crozza e Cornacchione rock

Nella terza puntata dello show manca il guizzo alla Benigni. Il Molleggiato e Patti Smith contro Bush e il governo

Laura Rio

da Milano

Questa volta è Celentano a essere lento. Dopo tutto il rock scatenato con l’ospitata di Santoro nella prima puntata e di Benigni nella seconda, alla terza il ballo langue. Si parte con l’ormai consunto tormentone. E le immancabili frecciate (indirette) al sindaco Albertini e, ovviamente, a Berlusconi. Chi è rock? Dario Fo, che il Molleggiato candida a primo cittadino di Milano («E una volta che verrai eletto chiamami che ti darò dei consigli», magari spianare un po’ di grattacieli...). Chi è lento? Chi si fa il trapianto di capelli (vi ricorda qualcuno?) e fa in diretta un contratto con gli italiani... («però se l’avesse rispettato sarebbe stato rock»). Chi è - scorre la lista - rock? Fassino, Pasolini, gli operai, i metalmeccanici... e il mio gatto.
Il ballo prende un po’ di ritmo con l’ingresso di Teo Teocoli malato di Celentano-pectoris («sindrome di sentirsi Adriano»). L’effetto del Molleggiato sdoppiato (il vero e l’imitazione fatta da Teo, peraltro già vista) suscita simpatia. Teocoli entra in scena con un grande cappello, dice di essere stato «male, malissimo». «Ho passato un incubo, ma sono completamente guarito»: «Mi sentivo come te, parlavo come te, andavo a letto con mia moglie e la chiamavo Claudia...». I due sono spassosi quando si cimentano nel brano Stai lontana da me (del 1961). Molto meno quando imitano le danze popolari russe e i vetero comunisti nostalgici alla Cossutta. Teo dunque preferisce non lanciarsi in qualche invettiva contro Fassino, D’Alema o Prodi, come era stato ipotizzato alla vigilia. Però non evita una staffilata al direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce (altro personaggio - insieme con Berlusconi e Albertini - preso di mira fin dalla prima puntata): «Era in manicomio con me - dice Teo-Adriano - nel reparto inguaribili, stava in una camera con le pareti imbottite... per non picchiare la testa».
Ci ha pensato il bravo Maurizio Crozza a risollevare la trasmissione, superlativo nella parodia di Guccini. Le ha cantate a Bruno Vespa («trasmissione che sta al pluralismo come un secchio d’acqua al lago d'Orta»), a Daniela Santanchè sulle note di Bocca di rosa («con il suo dito medio mostrato agli studenti») e a Fabio Fazio («che non molla mai il culo dalla poltrona») rifacendo Il vecchio e il bambino.
Poi è arrivato il monologo, quello tanto temuto dai vertici della Rai, questa volta senza ragione. Visto che Celentano non ha detto nulla di eclatante. Come era da prevedere vista la presenza successiva di Patti Smith, la poetessa del rock anti-Bush, il cantante ha buttato là qualche parola contro la guerra. Molte a favore dell’amore. Altrettante sulla democrazia, con un lungo panegirico per dire, in fin dei conti, che in Italia c’è «demagogia» e invece ci dovrebbe essere «un governo della ragione e della verità».
Luisa Ranieri (in abito ocra) dopo il verde e il rosso sfoggiati nelle scorse puntate, ha dato il meglio della sua napoletanità, stonando però in Maruzzella.
Per fortuna che, dopo tante parole, Celentano si mette a cantare e incanta il pubblico sulle note di Una carezza in un pugno. Esilarante Antonio Cornacchione nel consueto sketch del fan sfegatato di Silvio. Comincia così: «Questo programma è un pericolo per l'Italia e per il mondo intero: sai perché Silvio è stato convocato da George Bush? Per parlare di Celentano e Rockpolitik. Tutte le volte che Celentano attacca Silvio, George si dispiace. Vuole che Silvio resti capo del governo. L'ha detto chiaramente... anzi, non proprio, ma l'ha fatto capire con il linguaggio del corpo». Poi ancora ironia sulle dichiarazioni di Berlusconi sull'intervento militare in Irak: «Certo che Bush ha chiesto consiglio a Berlusconi prima di attaccare. George ha detto al telefono: “Silvio, posso attaccare?” “Si”, ha detto Berlusconi. E George ha riattaccato». Una Bertè in forma ha cantato Impazzivo per te. L’ultimo momento della trasmissione è stato occupato da Patti Smith che ha reso omaggio a Pasolini nell’anniversario della morte.

E, come previsto, ha fatto un lungo discorso contro la guerra, contro Bush («Vogliamo la pace, vogliamo interrompere questa occupazione immorale dell’Irak») e contro la sinistra (non solo quella italiana) che invece di lottare unita, continua a litigare. E, infine, ha inneggiato alla libertà, che vuol dire «non aver paura».
Chiusura di Celentano. Per fortuna che ieri sera c’erano Crozza e Cornacchione a essere rock.

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