Ma per Celestino 60 metri sono pochi

«Vogliamo uscire dal ghetto». Siamo a Roma est, Ponte di Nona, appena fuori il Gra, e questa è la scritta, firmata da Obiettivo Casa e dal Comitato quartiere Ponte di Nona, che ha accolto ieri, all’arrivo, il sindaco Alemanno, atteso per la consegna dei 328 nuovi alloggi Ater. «Siano benvenute le nuove costruzioni, ma qui il problema è che mancano i servizi. Siamo stanchi di aspettare» dicono in coro i manifestanti, «il sindaco ci deve ascoltare». Si chiedono la messa in sicurezza dei parchi, l’incremento dei mezzi di collegamento con la stazione Anagnina e l’apertura di un’edicola. In questa zona infatti non arrivano neanche i giornali. Daniela, la coordinatrice del comitato del quartiere, spiega: «Qui manca di tutto, a partire dai collegamenti. C’è solo un bus, lo 051, che porta a Grotte Celoni. Se va bene passa ogni mezz’ora. Per buttare la spazzatura qui è necessario fare 2 chilometri, e così per imbucare una lettera o fare una fotocopia». «Hanno finalmente aperto una farmacia ma in compenso ci hanno tolto l’Asl. Ma sappiamo – continua la coordinatrice - che non è colpa della nuova amministrazione. Ci aspettiamo però che si possa presto fare qualcosa». Nei paraggi infatti sono presenti solo due bar e un piccolo alimentari, ma il sindaco assicura che le cose cambieranno. Nel frattempo c’è chi trova tempo per lamentarsi della nuova casa in maniera plateale. Celestino Patanè ha 34 anni e soffre di epilessia. È sposato, ha due bambini di 7 e di 10 anni e campa di pensione d’invalidità. «Da 10 anni stiamo per strada», dice. Ora l’alloggio gli è stato assegnato a Ponte di Nona. Ma 60 metri quadri, per lui, sono pochi. Così ieri, sapendo dell’arrivo del sindaco, è sceso nel cortile e ha minacciato il suicidio.

«Andateci voi lì- urla - rispetto alla casa che ci hanno dato qui, stavo meglio nell’occupazione di Casal De Merode». Poi qualcuno avvisa Celestino che è arrivato il sindaco e ritenta il suicidio. Alemanno lo raggiunge, parla con lui, vede la casa: salone, cucina, bagno, due camere. Forse un errore nell’assegnazione.

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