Era l'undicesimo figlio di due contadini di Isernia e si chiamava Pietro. Si fece benedettino ma verso il 1231 lasciò il monastero e, dopo l'ordinazione sacerdotale a Roma, si fece eremita sul monte Morrone. Ebbe discepoli (i «celestini») che, come i camaldolesi, fondevano regola benedettina ed eremitaggio. Nel 1274 al concilio di Lione il papa Gregorio X ne approvò la regola. Pietro da Morrone divenne abate del monastero da cui era uscito e priore dei suoi celestini sulla Maiella. Nel 1293 lasciò ogni carica per tornare all'eremitaggio. Poiché da due anni i cardinali non riuscivano ad eleggere il nuovo papa, Pietro scrisse loro ammonendoli. E quelli elessero lui. L'ottantacinquenne eremita arrivò a cavallo di un asino e accompagnato dai re di Napoli e d'Ungheria. Il popolo credette di avere finalmente quel «papa spirituale» auspicato dalle profezie gioachimite. Ma, vecchio e sprovveduto, si fece convincere a risiedere a Napoli, a creare nuovi cardinali in linea con gli interessi francesi, a lasciare di fatto le redini del pontificato ad altri. Quando si accorse di non essere adatto, Celestino V si dimise, unico nella storia. Il suo posto fu preso dal cardinal Caetani, Bonifacio VIII, i cui avversari politici cercarono di strumentalizzare il dimissionario per invalidare la nuova elezione.
Bonifacio VIII parò la mossa confinando Pietro da Morrone a Fumone, presso Anagni. Qui il santo eremita venne a morte nel 1296. La sua canonizzazione, nel 1313, fu opera di Clemente V, ostaggio avignonese di Filippo il Bello re di Francia, non a caso acerrimo nemico di Bonifacio VIII.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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