(...) e l'impoverimento definitivo della città, che oggi appare tangibile non appena si parla di sponsor per il Teatro Carlo Felice. Anche perché Genova durante il suo mandato ha subito un vero e proprio massacro di attività produttive piccole, medie, grandi: e per i casi Elsag Bailey, Ip, Ansaldo ed Eridania (ma anche di Italimpianti), il sindaco Pericu avrebbe dovuto mostrare ben più coraggio e determinazione, come avrebbe certamente fatto a suo tempo Fulvio Cerfolini e come farebbe oggi il Sindaco Vincenzi. Il trasferimento a Roma di Ip (Italiana petroli) storica (ex Shell) floridissima azienda genovese del gruppo Eni fu il caso più emblematicamente vergognoso di arrendevolezza: Ip incorporò la boccheggiante Agip di allora, ma i boiardi Agip per conservare i loro agi e confort capitolini rifiutarono il loro trasferimento a Genova, che perse una società che fatturava ottomila miliardi di lire l'anno. L'ennesimo scippo da parte dell'ingordo burocratismo romano affascinato dalla contiguità del potere politico avrebbe meritato, in una Genova coventrizzata, una protesta esemplare, che il Sindaco di allora s'è ben guardato dall'attuare, a tutela prima di tutto della dignità dei genovesi.
Ma con Pericu è abortito anche il tentativo di gestire con efficienza i servizi comunali attraverso la creazione di una miriade di società per azioni («spaizzazione») che di fatto hanno reso meno trasparente l'azione dell'amministrazione, limitato il dovere di controllo democratico da parte del consiglio comunale, ma ha inventato una caterva di consigli di amministrazione molto ben retribuiti per gli «amici degli amiciA». Dopo Ami-Amt, sono deflagrati i casi fallimentari di Sportingenova e Spim, ma anche la finanziarizzazione di Amga in Iride non ha fornito alcun risultato apprezzabile per i genovesi se non quello dell'ulteriore perdita (per ora parziale) di una attività produttiva. Asef è alle porte, ma la «privatizzazione» di Amt non credo potrà avere vita facile in un settore dove non si possono avere utili.
In un campo la Giunta Pericu ha meritato l'oscar: la massiccia cementificazione della città con le Coop diventate il primo costruttore di Genova e con l'area di Fiumara, naturale spazio per lo sviluppo portuale, affidata ad una classica speculazione edilizia fra le proteste delle categorie professionali, degli imprenditori e di molti intellettuali anche di sinistra (ricordo agli immemori un «mio» manifesto rosso che denunciava per questa invereconda operazione le «mani sulla città»). Per non parlare delle decisioni blindate per ulteriore cemento che stanno affiorando con il colpo da maestro di concedere ai «palazzinari» di acquisire aree a ponente per poter costruire a levante.
Con la Giunta Pericu Genova ha vissuto, pur in presenza di consistenti finanziamenti statali, dal G8 al 2004, in piena stagnazione estranea ai mutamenti che hanno trasformato in meglio il tessuto di molte città europee.
Ecco perché, ma l'elenco potrebbe continuare, il Sindaco Vincenzi, non avendo potuto accettare l'eredità Pericu «con beneficio di inventario» fa continuamente appello alla «discontinuità» e ad una illusoria «nuova stagione» troppo difficile da mettere in pratica con una maggioranza politica collusa con il passato regime.
*vicepresidente
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