«Cemento non è sinonimo di danno sistematico per il territorio ligure»

A seguito della pubblicazione da parte dei quotidiani di ampi articoli e resoconti sul rapporto condotto da Legambiente riguardo ai reati della Cemento Spa, della semplicistica traduzione titolistica che si è ritenuto di offrire ai lettori, credo sia opportuno che quale presidente di Ance Liguria tenti, con argomenti meno poveri di quelli usualmente impiegati nel dibattito pubblico, di confutare il luogo comune secondo cui il cemento costituisca un sistematico danno per il nostro territorio e il comparto edile il veicolo di ogni sia concreto che potenziale malaffare.
Osservo che tali prospettazioni offendono non solo il buon senso, la logica e la recente storia italiana, ma diffamano migliaia di imprenditori e lavoratori.
Siamo operatori che mantengono nelle attuali condizioni aperte le proprie imprese e sono preoccupati di continuare ad assicurare ai propri dipendenti lavoro e serenità familiare.
La nostra opera è sotto gli occhi di tutti perché svolta alla luce del sole ed è legittimamente criticabile, però non accettiamo generalizzazioni denigratorie.
Nel nostro settore operano imprenditori severi e scrupolosi e operatori disattenti e criminali, come in ogni consorzio umano.
Le responsabilità sono individuali e il cemento non ha alcuna capacità criminale, spero ne conveniate. Quanto al merito dell'articolo e all'incidenza statistica dei reati di carattere edilizio e ambientale forse una corretta opera di analisi e informazione avrebbe consigliato di considerare la natura del territorio ligure, assoggettato a vincolo per oltre il 90% della sua estensione, percentuale che non ha eguali nel nord Italia (salvo il Trentino Alto Adige la cui specificità economico territoriale non è comparabile con la nostra regione).
Per effetto di un regime vincolistico inattuale e superato, risalente ai primi decenni del 1900, e mai aggiornato, nonostante gli obblighi prescritti puntualmente dal d. Lgs. 42/2004 sempre disattesi dalle pubbliche amministrazioni, mere difformità esecutive esteriori, ma prive di rilevanza superficiaria o volumetrica, costituiscono reato paesaggistico-ambientale.
In altri termini spostare una finestra di 50 cm rispetto a quanto autorizzato costituisce reato paesaggistico, come trasformare in porta finestra una finestra in un condominio in pieno centro, ma a 50 metri dall'Aurelia.
Casi che in zone non vincolate non giustificherebbero neppure una sanzione amministrativa.
Oppure accade in un comune di primaria importanza del ponente ligure che la carta urbanistica dei
vincoli non rechi l'indicazione di tutti i divieti operanti e che tale svista generi svariati processi penali.
Casi del genere, tutti documentabili e segnalati dalle nostre imprese, sono assai più diffusi e misconosciuti dalla stampa dei ben più gravi ed esecrabili reati di lottizzazione e discarica abusiva.
Questa la realtà che Ance Liguria è disposta a rappresentare in ogni serio dibattito pubblico.


Infine a quanti sognano un mondo senza cemento rivolgo l'esortazione di svegliarsi e considerare concretamente come sarebbe la loro vita attuale senza il lavoro delle imprese e dei lavoratori delle costruzioni.
* Il Presidente
Ance Liguria collegio regionale ligure
dei costruttori edili

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