Naturalmente le cene di Bruno Vespa sono cene, e hanno i loro ben evidenti motivi come festeggiare i 50 anni di un giornalismo televisivo di sicura qualità. E queste cene non possono essere spacciate per incontri al vertice. Naturalmente a queste cene arrivano le persone più diverse appunto per rendere omaggio a un protagonista della nostra vita sociale pubblica. Partire dalla presenza contemporanea, a uno di questi convivi, di Silvio Berlusconi, Pier Ferdinando Casini e Mario Draghi per descrivere un complotto con possibili vittime non solo Gianfranco Fini ma anche Giulio Tremonti, è pettegolezzo fantascientifico. In particolare non esiste al momento governo possibile senza lasse Berlusconi-Umberto Bossi e senza gli uomini che sono concretamente in grado di pilotare la riforma federalistica del fisco.
Se, poi, dalla chiacchiera si passa alla valutazione politica, al di là delle cene, i segni di movimenti di forze diverse per consolidare la politica italiana in una fase particolarmente difficile, ci sono tutti. Da alcuni mesi qualche astuto consigliere di personalità frondiste del centrodestra spiega come dagli Stati Uniti spiri un forte vento antiberlusconiano e come questo vento, unito alle solite trame di ambienti della magistratura, porterebbe alla caduta del governo. E in questo senso non è mancato qualche autorevole allocco nel centrodestra che ha impostato tutta la sua condotta su questa previsione. Draghi o non Draghi a cena da Vespa, è un fatto che lanalisi dellantiberlusconismo statunitense si è rivelata fallace.
Quel che si constata oggi è come vi sia una difficoltà nel definire una comune linea di condotta tra Germania e Stati Uniti: investimenti o risanamenti, tasse sulle banche o più fiducia nel ruolo della finanza, fino a problemi come quelli del rapporto con la Turchia. Nello stesso tempo gli Stati che hanno aiutato Berlino e Washington nellultimo decennio a trovare più o meno riuscite strategie dintesa, dalla boccheggiante Spagna zapateriana allincerta Gran Bretagna cameroniana, fino alla Francia sarkoziana, sono in evidente affanno. Siamo, poi, in una fase dove nel medio periodo non può non prevalere la cooperazione tra Paesi occidentali rispetto allincremento delle polemiche: la ripresa è fragile, i cinesi troppo influenti. Alla fine Vecchio Continente e America dovranno trovare le basi per alcune intese solide.
È in questo quadro che gli italiani con Berlusconi amico di tutti, con il più «tedesco» Tremonti e il più «americano» Draghi finiscono per assolvere un ruolo al momento non sostituibile. Man mano che si andrà stabilizzando uninevitabile, sempre più solida intesa americana-tedesca, ci sarà bisogno anche nei gangli decisivi del sistema europeo come la Bce di uomini che godano di particolare fiducia da parte di Washington. A quel punto Draghi avrà a disposizione numerose chance per esempio per la presidenza della Bce, chance che potranno essere sfruttate solo nel quadro di piena armonia con il governo italiano.
Più che qualche cena, è questo contesto che fa comprendere come oggi anche nella pur travagliata Italia le forze della cooperazione hanno parecchie possibilità di prevalere su quelle della disgregazione perseguita da fomentatori di caos e allocchi da loro abbindolati.
La cena da Vespa Draghi verso la Bce con la sponda del Cav
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