Los Angeles, negli anni Trenta. Costretta a servire la tirannica matrigna, le due sorellastre - che tentano con ogni mezzo di debuttare a Hollywood - e il padre, ormai abbrutito dall'alcol, Cenerentola sogna di diventare una stella del cinema. Cosi inizia Cenerentola di Rudolf Nureyev, balletto in tre atti nato nel 1986, penultima delle grandi riletture di Nureyev e presentato per la prima e unica volta alla Scala nella Stagione 1998-1999.
Dal 31 marzo e fino al 14 aprile, per sette recite, Cenerentola riporterà in scena la visione onirica e hollywoodiana caratteristica di questa versione: il sogno ad occhi aperti di Cenerentola è il mondo del cinema, i contrasti si sviluppano tra le aspiranti attrici, le sorellastre sgomitano per apparire e per avere una piccola scrittura imparando passi di danza, al posto della Fata madrina, chi ha il potere di «cambiare la vita» è il Produttore (ruolo emblematicamente interpretato dallo stesso Nureyev).
E invece del Principe azzurro è la star maschile, la vedette, per alcune recite nella interpretazione della étoile Massimo Murru che già fu protagonista della prima edizione e del guest Robert Tewsley, alla prima presentazione del ruolo.
Accanto a entrambe le star, Cenerentola sarà la prima ballerina Marta Romagna; in altre recite la coppia sarà interpretata da Alessandro Grillo con Maria Francesca Garritano, in debutto nei ruoli. Anche i primi ballerini Gilda Gelati e Mick Zeni saranno nei cast, rispettivamente nel ruolo della sorellastra (in alcune recite anche Sabrina Brazzo) e Zeni in debutto nel ruolo del Produttore, che Nureyev destinò a se stesso alla nascita del balletto.
Il tutto in un'allestimento - la scenografia firmata da Petrika Jonesco e i costumi della famosa stilista giapponese Hanae Mori - mutuato dai set cinematografici con rimandi a film entrati ormai nell'immaginario collettivo, come King Kong, le pellicole di Chaplin, Lubitsch o i fratelli Marx.
Di grande astuzia da parte di Nureyev l'ambientare la sua versione di Cenerentola nel mondo del cinema: vera fabbrica di sogni, di favole apparentemente a lieto fine, dove tutto, compreso il successo, è transitorio.
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