L’ansia da compilazione si fa panico quando, nel vano tentativo di darti una calmata, vai a leggere le istruzioni per l’uso. Nel manuale del «15° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni», che già dal titolo incute un certo timore reverenziale, spiccano due parole: obbligatorio e spontaneamente. La prima è scritta in neretto: «Sono obbligato a rispondere? Sì, lo sei». La seconda è a caratteri cubitali: «Se restituisci spontaneamente il questionario dal 9 ottobre al 20 novembre non riceverai la visita del rilevatore a casa tua!». Chiaro che messa così, uno se lo immagina, il rilevatore, come l’Agente Smith di Matrix, quello che quando Neo non vuole rispondere al terzo grado gli incolla la bocca.
E insomma lo stato d’animo è un po’ questo. Non aiuta il mal comune mezzo gaudio, perché saremo pure in 60 milioni a dover barrare le caselline, ma in questi frangenti si sa che ognuno è solo. Soprattutto perché anche il vicino di casa che magari ha risolto i tuoi dubbi sbagliando, è certo che si dileguerà, se mai dovesse arrivarti il multone da 2mila euro perché hai risposto coi piedi. In verità, dice il manuale di cui sopra che no, verrai punito solo se sarà chiara la tua volontà «netta e consapevole» di dare risposte a casaccio, ma chi decide della tua buonafede non c’è mica scritto.
Così, alzi la mano chi ieri non s’è svegliato con almeno il pensiero di doversi cimentare col «foglio di famiglia», e chi, decidendo di rinviare la prestazione, non s’è sentito almeno un po’ in colpa quando pure il Tg gli ha ricordato che oggi è il Grande Giorno della Grande Foto di Gruppo. Fortuna che è domenica. Tutti in posa allora, pillola rossa o pillola blu, per la serie «Matrix è ovunque. Anche adesso, nella stanza in cui siamo». In effetti quella è la sensazione. Dicevano i Tg, vatti a fidare dei giornalisti, che ci sarebbero state domande nuove su ambiente e tecnologia, quale carburante usi, hai Internet e il cellulare. Ma non è vero. Ci sono invece domande da controdomanda: ma che ti frega, scusa? Però qui si può rispondere solo sì o no, e allora. Per dire: «Da quale alloggio si reca giornalmente al luogo abituale di studio o di lavoro? Rientra giornalmente in questo alloggio?». E lì ti scatta un po’ la sindrome da «sì mamma, certo che sono rientrata stanotte, dove vuoi che abbia dormito». E poi il quesito da lampada bianca puntata in faccia: dov’era lei nella settimana dal 2 all’8 ottobre? Ha svolto almeno un’ora di lavoro? Ed ecco l’aprioristico senso di colpa, giuro che non ho solo scaldato la sedia lo giuro!
Ti aspetti che poi ti chiederanno anche come ci vai, al lavoro, se inquini con l’auto, ti sei rassegnato ai mezzi pubblici o vai a piedi per risparmiare sulla palestra perché sennò non arrivi a fine mese. Invece no, di quanto guadagni e se arranchi sudato sulla famosa quarta settimana non gliene frega a nessuno. Però magari hanno deciso di chiedertelo di persona, visto che ti chiedono il numero di telefono e la mail perché «potremmo avere bisogno di contattarla». La sindrome di Orwell ha colto tanti, o almeno i giornalisti, che infatti, per la rassicurazione nazionale, si sono affrettati a spiegare che l’Istituto nazionale di statistica è tenuto a rispettare il segreto statistico e pure il segreto d’ufficio.
Una cosa in più comunque la scopriremo, dal ritratto di famiglia, ed è quante coppie di fatto esistono già, alla faccia delle liti su Dico e dintorni di Pacs. Perché dopo la «lista A», che sa un po’ di prescrizione ma vabbè, nel questionario segue la «lista B», e lì oltre a coniuge, suoceri e parentame vario ci sono caselle differenziate per «convivente in coppia con l’intestatario» e «coabitante senza legami di coppia». Del resto, l’Istat immagina famiglie cervellotiche fra figli del solo intestatario, fratelli del coniuge ma anche coniuge del fratello del convivente e nuore di non si capisce chi.
La risposta più facile è quella sull’abitazione, perché le alternative sono la baracca, la sede diplomatica e la casa di riposo. Quella più difficile è sul titolo di studio, perché lì devi aver seguito le riforme universitarie. Facile dire che hai una laurea. Con quale ordinamento l’hai presa? Il vecchio? Il nuovo? Ma quando è scattato il nuovo mica te lo dicono.
Poi ci sono i primi della classe, quelli che no dai esageri non è difficile. Ma intanto ieri bastava chiedere al primo che incontravi per ricevere risposte esilaranti. Quelli che l’hanno archiviato: «Non ci ho capito niente e l’ho messo nel cestino. Ah, era obbligatorio?». Quelli che un’altra via è possibile: «Figurati se compilo quella roba, ho obbligato mia moglie a farlo». E i secchioni che invece andranno dietro alla lavagna: «L’ho compilato dieci giorni fa».
E hai sbagliato: dovevi farlo da oggi al 23 dicembre. Cioè no, forse al 31 gennaio se il tuo comune ha più di 20mila abitanti, ma fino al 29 febbraio se ne ha più di 150mila. Non lo sai? Prendi la pillola blu. Una domenica che nemmeno da Marzullo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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