Passa per la lotta alla pornografia online il controllo del governo cinese sulla libertà despressione e il dissenso. Complice lOccidente. Lorgano addetto alla censura della Rete in Cina, il Centro per il controllo delle informazioni illegali, ha ammonito pesantemente i responsabili di Google China di chiudere i «numerosi collegamenti con siti pornografici e filtrare in modo più efficace i link ad articoli, video e foto volgari». Se non lo faranno, il motore di ricerca è a rischio di una «sospensione». Che il seppur generico provvedimento minacciato da Pechino intimorisca non poco il colosso Google lo si nota dalla risposta pronta che è arrivata ieri dalla filiale dellazienda in Cina: siamo continuamente impegnati a lavorare per contenere il materiale pornografico o comunque dannoso per i minori; rinnoviamo gli sforzi per mantenere pulita la Rete in Cina. Les affaires sont les affaires. Google non ha nessuna intenzione di bruciarsi un mercato da record come quello cinese (oltre 298 milioni di utenti, la più numerosa popolazione di internauti al mondo) dove già sono ben radicati concorrenti locali come Baidu e Sohu.com. E daltra parte fin dal suo ingresso nellex Celeste Impero, Google ha dovuto accettare regole ferree. Una per tutte, lomissione dai suoi servizi di ogni informazione «politicamente sensibile». Le ricerche con parole chiave come piazza Tienanmen, Falun Gong, Dalai Lama, Taiwan e democrazia, non danno nessun risultato.
Il problema è che da anni il governo cinese dice di voler combattere la pornografia online, ma poi colpisce in modo sistematico siti che offrono solo informazioni e idee non in linea con i diktakt del Partito comunista. All'inizio di questanno il portale statale China.com.cn ha annunciato l'oscuramento di «91 siti web pornografici o con contenuto volgare». Tra questi, guarda caso, anche il blog Bullog.cn, dove scrivono alcuni dei firmatari di Carta 08, il documento in cui 303 cittadini cinesi (da intellettuali a semplici contadini) chiedono a Pechino democrazia e rispetto dei diritti umani.
Lattacco contro la Google China, arriva dopo le polemiche che hanno bloccato il tentativo della censura cinese di imporre a tutti i produttori di pc che vendono i loro prodotti in Cina luso di un «filtro» chiamato Green Dam. Propagandato come strumento contro la pornografia, Green Dam si è rivelato efficace solo nel ritardare e complicare tutte le operazioni sulla Rete, secondo gli esperti che lhanno provato.
È che il governo cinese vede il web come un pericoloso nemico. La gente non ha più fiducia nellinformazione ufficiale e così va a cercare notizie su Internet. Qui si verifica un continuo scambio di idee, foto, opinioni e Pechino teme che possa convogliare posizioni critiche verso delicate questioni politiche (leggi Tibet o il massacro a Tienanmen) e i più scottanti fatti di cronaca, dallinquinamento alla sicurezza alimentare o alla corruzione nel Partito.
E proprio come in una guerra bisogna schierare il proprio esercito.
Censura, Pechino minaccia di «bloccare» Google
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.