Cento fiaccole in strada al quartiere Vigentino: «Vogliamo sicurezza, non facciamo politica»

Un luogo simbolo: l’angolo tra via Ripamonti e via Sibari, davanti alle vetrine della gioielleria Maiocchi dove, quattro anni fa, Rocco, il figlio dell’orafo, uccise un rapinatore. E poco lontano dal parcheggio dello stabile di via Val di Sole, dove il 13 novembre scorso, durante un inseguimento a tre ladri sudamericani, a un carabiniere partì un colpo di pistola che fece finire all’ospedale lui, il balordo e, in stato di choc, anche la portinaia dello stabile. Tra le vetrine illuminate e la gente che tornava dal lavoro alle 19 di ieri sera si sono ritrovati gli «amici del Vigentino» - un centinaio di persone - con l’assessore regionale al Territorio, il leghista Davide Boni, che ha raccolto il loro appello per una fiaccolata «per la sicurezza» fino a via Quaranta.
«Non c’è nulla di politico in questa fiaccolata - precisa Boni -. E la gente ringrazia le forze dell’ordine per quello che fanno. Purtroppo questa è una di quelle zone della città dove la mattina uno esce pensando di andare a lavorare e poi si trova in mezzo a una sparatoria. Proprio com’è capitato alla signora Maria Teresa Dabdon, la portinaia che l’altra mattina si è trovata nel bel mezzo di una sparatoria nel suo garage».


Presidente dell’associazione delle vittime della violenza, per l’uccisione disumana della figlia avvenuta una decina di anni fa (Boni è vicepresidente onorario) la Dabdon martedì 25 novembre, giornata contro la violenza, sarà in testa alla manifestazione che, dopo una messa alle 18 alla chiesa di San Carlo, porterà in piazza Duomo.

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