Alcuni imprenditori privati sono disponibili a mettere mano al portafoglio per salvare il «Carlo Felice», «ma la loro disponibilità resta condizionata alla conoscenza del piano di risanamento redatto dallattuale consiglio di amministrazione del teatro»: lo conferma il ministro per i Beni culturali, Sandro Bondi, al termine dellincontro di ieri in prefettura - definito «decisivo» alla vigilia, ma che avrà unappendice fra un paio di settimane - con il sindaco Marta Vincenzi, che è anche presidente del Cda, e con gli stessi potenziali munifici volenterosi. «Gli imprenditori - precisa Bondi - pensano anche di formare una cordata per dare contributi fattivi». Quindi aggiunge subito: «In questo quadro, la pace sindacale per arrivare a una condizione di stabilità non è obbligata. Ladesione di tutti i sindacati è auspicabile, ma non indispensabile. Conta il parere della maggioranza dei lavoratori che ha dimostrato, tra laltro, grande responsabilità. Questo ci insegna che deve prevalere da parte dei sindacati coesione e non conflittualità».
In attesa, comunque, di varare la riforma degli Enti lirici, affrontare il problema del Teatro genovese per evitare la bancarotta è prioritario. Con i soldi. Appunto. Così Bondi si rivolge a Riccardo Garrone (Erg), Daniele Riva (Ilva), Vittorio Malacalza (Gruppo omonimo e ora anche Pirelli), Pier Luigi Foschi (Costa Crociere), Franco Zuccarino (MSC Crociere), Giovanni Berneschi (Banca Carige) e ai presidenti di Confidustria, Giovanni Calvini, e Camera di Commercio, Paolo Odone. I quali, come tanti bravi diplomatici di carriera, non dicono «no», ma «forse». Una posizione che non sorprende il ministro, e non solo perché siamo a Genova... Se ne saprà senzaltro di più tra 15 giorni quando Bondi tornerà qui per incontrare ancora gli imprenditori. Sul piatto mette già la disponibilità a riconoscere, per chi ci mette gli euro, cospicui sgravi fiscali. «Gli sgravi sono già previsti - sottolinea Bondi - anche se è vero che dovremmo riparametrarli per adeguarli alla media degli altri Paesi europei». Ma limportante è, ripete il ministro, avviare la riforma e «dare il via alla contrattazione nazionale del settore» perché «linflazione dei contratti aziendali negli enti lirici ha fatto saltare il banco». Sulla situazione specifica, infine, Bondi esprime di nuovo parere positivo sullaccordo che regolerà i contratti di solidarietà.
È il momento degli imprenditori. Parla Garrone: «È importante che tutta la città risponda e non solo la parte imprenditoriale che oggi vive una situazione di gravissima crisi con bilanci negativi, aziende che chiudono, che riducono. Le professioni, avvocati e commercialisti, costituiscono una buona parte del Pil di questa città e non si capisce perché non si considerino». A questo punto Garrone spiega la sua ricetta: «Bisogna ridurre i costi con lapplicazione dei contratti di solidarietà, aumentare i ricavi con una programmazione che preveda più alzate di sipario, gestire meglio le risorse senza sprecare come si face prima ma questo non basta, ci vuole anche laiuto della città per arrivare a chiudere il bilancio in pareggio. Per il Carlo Felice servono 5 milioni di euro, se ci saranno cinquanta persone disposte a metterci 100 mila euro, io personalmente darò 100 mila euro». Dicci niente.
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