Centottant’anni di letteratura milanese Alla Braidense gli epigoni del Porta

Un viaggio negli ultimi 180 anni della letteratura dialettale milanese: «Dal Rajberti al Tessa e oltre», come recita il titolo dell'esposizione, attraverso un percorso fatto di edizioni rare, manoscritti, dipinti e una fitta collezione di immagini tra locandine teatrali, illustrazioni e foto d'epoca. È l'iniziativa che da oggi fino al 5 giugno la Biblioteca Braidense dedica al ricordo di Dante Isella, studioso cui si deve il più imponente lavoro di recupero della tradizione letteraria lombarda dal Quattrocento al Novecento. Il progetto è, infatti, l'ideale proseguimento di una mostra sulla produzione dialettale meneghina fino a Carlo Porta, allestita da Isella nel 1999 con il proposito di proseguire, in seguito, la rassegna fino ai giorni nostri. Un'idea ripresa, a due anni dalla scomparsa del critico, dalla Biblioteca Braidense con il contributo scientifico di numerosi studiosi italiani e svizzeri. A dare il titolo all'esposizione un verso di Delio Tessa, che (con la formula tradizionale delle ricette mediche, il latino recipe, prendi) così si rivolgeva al pittore Pompeo Mariani nell'esordio della poesia A Carlo Porta: Contra i melanconij, contra i magon / rezipe, el me zion, / rezipe i rimm del Porta. La volontà di realizzare l'iniziativa sottintende, in effetti, la consapevolezza che tra Porta e Tessa non c'è soltanto la grande stagione del teatro milanese, da Cletto Arrighi a Carlo Bertolazzi, ma si danno esperienze poetiche importanti e variegate. Da qui la necessità di una selezione, che ha portato nelle vetrine della Sala Maria Teresa le opere di circa quaranta tra gli esponenti più significativi del periodo, i cui profili vanno a comporre le oltre 300 pagine del catalogo edito da Metamorfosi. La ricerca inizia dal medico poeta Giovanni Rajberti, nato nel 1805, autore dell'Arte poetica di Orazio in meneghino e di un poemetto sulle Cinque Giornate, e prosegue, tra gli altri, con gli ottocenteschi Tommaso Grossi, Giovanni Ventura, Francesco Candiani (traduttore dell'Inferno dantesco in milanese), Emilio De Marchi e Carlo Dossi (di cui quest'anno ricorre il centenario della morte). Della prima metà del Novecento emerge il dominio della grandezza europea di Delio Tessa e, se a metà del secolo Pier Paolo Pasolini riservava un'attenta analisi critica a Emilio Guicciardini, il maggiore rappresentante di quegli anni è senz'altro Franco Loi, che non rimane però una voce isolata. La rassegna si protrae fino ai giorni nostri, arrivando a comprendere esperienze recenti della Brianza e dell'Altomilanese, e mette in vetrina anche testimonianze della poesia che nel Novecento si è espressa nelle parlate dialettali del Canton Ticino, dove si mantengono vivi fenomeni linguistici già propri del milanese antico.

Tra le rarità il manoscritto di una commedia inedita di Carlo Dossi, I Bigottoni, e quello di Milanin Milanon di Emilio De Marchi (dalla Biblioteca Ambrosiana). Ingresso libero dal lunedì al sabato dalle 9.30 alle 19.30. Sabato 24, ore 11, visita guidata gratuita (info: www.braidense.it).

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