Cronaca locale

Centrale, contro il degrado non basterà solo il restauro

Come ogni estate, puntualissimo, torna d'attualità il degrado della stazione Centrale, maleodorante discarica a cielo aperto; squallida corte dei miracoli di straordinario potere magnetico su ogni forma di emarginazione, illegalità ed etilismo; impresentabile porta d'ingresso della «città dello stile» per i 300mila viaggiatori che ogni giorno vi arrivano. Se ne parla da anni, torna di moda d'estate, quando ogni forma di degrado è più evidente. Il Comune fa quello che può ed è inutile lamentarsi della maleducazione dilagante se non la si reprime: i disperati non sono mai rispettosi del bene pubblico. Molto ci si aspetta dalla grandiosa ristrutturazione (lavori per 104,4 milioni di euro) che Grandi stazioni, spa del Gruppo Fs, inizierà a ottobre dopo l'ennesimo rinvio: fino a poco tempo fa il sito Internet della società annunciava l'inizio dei lavori per il... 2004.
Ma potrebbe essere una delusione, se non si interviene su tutta l'area circostante, da via Melchiorre Gioia a corso Buenos Aires, dalla quale rigagnoli di degrado confluiscono verso la Centrale. Ad esempio i tanti, inspiegabilmente troppi centri di telefonia internazionale, gestiti da pachistani o cinesi, sempre inspiegabilmente deserti: qual è la vera natura di questi ambigui «esercizi»? Si è indagato per scoprirne la vera funzione? Tutto legale? E poi il contestato mercato di via Benedetto Marcello.
Sulla presunta «funzione sociale» dei mercati rionali si alimenta una retorica strumentale e ormai ridicola: non svolgono più, infatti, alcun ruolo di calmiere, avendo spesso prezzi più alti dei supermercati ma con minori garanzie di sicurezza, igiene e qualità. E non è più vero che siano luoghi di aggregazione e socializzazione: buona parte dei banchi ormai sono affidati dagli italiani titolari delle licenze a «gestori» extracomunitari. Come pure immigrati sono molti frequentatori. Girando fra i banchi, francamente di aggregazione e socializzazione ne vede davvero pochina. A margine del mercato, poi, vegeta un sottobosco di microambulanti abusivi che mettono i vendita su improvvisati banchetti pochi prodotti che hanno tutta l'aria di essere stati elargiti dai loro più fortunati colleghi regolari. In cambio di cosa, di quale servigio? Per non parlare dei disperati che, sdraiati sui marciapiedi, sentono musiche arabe a tutto volume e si riempiono di birra fin dalle prime ore del mattino. Risultato: una aspra reazione di ripulsa da parte dei residenti. Sarebbe questa la socializzazione? Il fatto è che anche certe attività apparentemente «sane» contribuiscono a produrre degrado. Perciò in presenza di casi patologici come il mercato di via Benedetto Marcello sarebbe serio liberarsi di luoghi comuni e banalità sociologiche come pure dell'eccessiva cautela verso lobby potenti come quella, potentissima, degli ambulanti. Il degrado si combatte su tutti i fronti, inaridendone tutte le sorgenti.

Non solo con dei restauri sempre rinviati.

Commenti