Alla festa del papà mancano quattro giorni. E domenica, a Roma, si terrà il «Daddys Pride», il raduno delle associazioni di tutto il mondo che danno assistenza e aiuto ai padri separati. «Non potevamo scegliere momento migliore per presentare questa proposta di legge» racconta Alessio Saso, consigliere regionale di An e firmatario (insieme al capogruppo Gianni Plinio) del testo dedicato a un argomento quanto mai dattualità: «Misure a sostegno dei padri separati in situazione di difficoltà».
Ogni anno, ricorda Saso, ci sono 80mila separazioni in Italia. «E in più del 90 per cento dei casi i figli restano con la madre, nella casa abitata fino a quel momento della famiglia. I padri devono versare un terzo dello stipendio per il mantenimento. Tutte misure giuste, sia chiaro, ma che spesso mettono i papà in una condizione di forte difficoltà: devono trovarsi unaltra casa, con un stipendio ridotto e che in media è sui 1500 euro al mese. Non è raro dunque che tornino a vivere dai loro genitori, entrando in una spirale di sfiducia e difficoltà economiche. In questa situazione molti rinunciano a fare i padri».
Ecco perché, nel sua proposta di legge regionale, Saso prevede la creazione di centri di assistenza per per i padri separati in difficoltà, da mettere in piedi insieme alle associazioni che si occupano del problema: «Strutture in grado di dare consulenze legali ai padri che hanno deciso di separarsi, aiutandoli ad avere laffidamento congiunto dei figli». Ma non cè solo la legge: «Queste strutture dovrebbero essere in grado di dare un aiuto psicologico e un sostegno pratico, ad esempio aiutando i papà a trovare un alloggio, specie nei primi tempi dopo la separazione».
Lidea di una norma a sostegno dei padri nasce da un fatto personale: «Ho amici che hanno vissuto questa situazione - racconta il consigliere di An - e si sono trovati in difficoltà. Per i figli è importante crescere con i due genitori. Se questi decidono purtroppo di separarsi, non è giusto che i papà si trovino a vivere in forti difficoltà. Alla base cè un principio che credo nessuno possa contestare: i ruoli di madre e padre sono importanti allo stesso modo».
Nel testo della norma, Saso abbozza anche una cifra necessaria per rendere operativa la norma: «Basterebbero 10mila euro per cominciare - spiega-. Il mio partito è in minoranza alla Regione, perché questa norma diventi in qualche modo effettiva cè bisogno ovviamente del consenso della maggioranza di centrosinistra. È un teso che, ovviamente, può essere modificato. Sarebbe già un grande passo avanti portare il tema alla discussione del consiglio. Spero si capisca che non è una legge maschilista, ma che vuole cercare di aiutare chi si trova spesso in una situazione di difficoltà. Il modello, tra laltro, è stato proprio la legge contro la violenza sulle donne».
La Liguria, se così fosse, sarebbe la prima regione dItalia a dare un aiuto ai padri separati. «I centri di assistenza e mediazione famigliare di cui parlo nel testo della legge potrebbero essere organizzati a rete sul territorio, coinvolgendo gli enti locali.
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