«Centri islamici fai-da-te a rischio E in Italia ce ne sono 250»

Saber Mounia, marocchino immigrato in Italia, nel 2007 ha fondato l’ Associazione per la tutela dei minori stranieri non accompagnati (Atm), che opera di concerto con enti istituzionali e governativi. In Marocco ha vissuto in prima persona il fenomeno delle Medersà, quelle sale di preghiera non ufficiali «dove moltissime famiglie portavano i figli per la preparazione alla scuola e dove, storicamente, si sono verificate situazioni ambigue nel rapporto tra i bambini e gli imam che vi operavano».
Pensi che l’Italia possa essere esposta a fenomeni analoghi?
«Queste salette in Marocco sono state chiuse nel 2003 e si sono trasferite in Europa. In Italia ce ne sono almeno 250: a Roma, a Centocelle, come a Bologna. Sono diffuse al nord, dove vivono molte famiglie di musulmani che portano i figli piccoli in moschea, più che al nido, per imparare l’arabo e il Corano come si faceva in Marocco dieci anni fa. Sono totalmente autonome nella gestione, un certo rischio va considerato».
Perché queste strutture sono così popolari?
«In Marocco non esistevano gli asili nido e soprattutto nelle periferie delle città le famiglie affidavano i bambini fino ai 7 anni agli imam. Figure religiose considerate sacre, talmente rispettate che anche di fronte a un abuso o a una violenza difficilmente si finiva in Tribunale. In Italia vivono marocchini cresciuti con quella mentalità. Trovando qui i cosiddetti centri di cultura islamica, cioè le moschee, ci portano i bambini. Così loro possono lavorare».
Possibili soluzioni?
«La scelta marocchina è stata utile: fare un censimento di tutte le moschee e vedere uno per uno chi sono gli imam. Istituendo un registro e togliendo dalla circolazione chi non ha i titoli per insegnare il Corano in un garage: in Marocco ne sono stati licenziati circa 1.500 a cui è stata chiusa la moschea».
Ora in Marocco i bambini vanno all’asilo e non in moschea?
«Le scuole coraniche persistono nelle zone rurali, ma si sta cercando di sottrarre i minori alle violenze degli imam.

Nei primi anni Novanta Hassan II ha abbassato l’età per l’ingresso dei bambini nelle scuole statali, portandola da 7 a 5 anni, e introducendo un biennio simile alla vostra primina. L’attuale Re sta continuando: mettendo a disposizione mezzi gratuiti che portano i bimbi nei capoluoghi presso le strutture controllate dal Ministero».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica