Centri sociali, il Conchetta resterà occupato

Lo sgombero del Cox 18, occupato da fine anni ’80, è dunque durato poco più di quattro settimane, poi i «centrosocialisti» sono tornati a riprenderselo. Verrebbe quasi voglia di citare Tomasi di Lampedusa e il suo celebre «tutto cambi affinché nulla cambi». Ma forse, sotto sotto, qualche piccolo equilibrio è mutato all’interno della galassia antagonista dove l’ala più dura e intransigente del movimento avrebbe perso parte della sua influenza. Facendo tornare il Cox a una maggiore, anche se relativa, tranquillità. Rendendo forse meno probabile uno sgombero prossimo venturo.
Il Cox 18, ovvero il Centro sociale Conchetta, è una delle più vecchie realtà milanesi. Basti dire che il Leonka, nato nel ’75, ha cambiato due sedi (via Leoncavallo, da cui prese il nome e dove rimase 18 anni, e via Salomone, appena sei mesi) prima di approdare in via Watteau nel ’94. Loro no, sempre lì, dal 1976, in via Conchetta 18, edificio di proprietà di alcuni privati poi ceduto al Comune. Lo spazio attualmente, oltre al Centro che organizza serata e concerti, ospita la libreria Calusca, fondata da Primo Moroni e lo storico archivio dell’intellettuale: manifesti e riviste prodotti dalla sinistra radicale dai primi anni ’70 fino al ’98.
Negli ultimi mesi però al Centro sociale, tutto sommato uno dei più «pacifici», qualcosa stava cambiando, causa l’ingresso massiccio di un gruppo di anarco-insurrezionalisti. Prefettura e questura più volte avevano inviato messaggi per convincere i capi storici del Conchetta a isolare i violenti. Inutilmente. Poi dopo l’incendio a dicembre di alcune auto dei ghisa e della Polfer, attribuita alle frange del Cox, giovedì 22 gennaio arriva lo sgombero disposto dalla Questura. A cui seguirono tafferugli e cortei di protesta con danneggiamenti e scritte sui muri. Ripetuti sabato 24 quando una manifestazione di 5mila antagonisti provenienti da tutto il nord Italia attraversò Milano ancora una volta con incidenti, devastazioni di arredo urbano, furti in negozi, vetrine spaccate. Quel giorno però non furono le forze dell’ordine a tamponare i più violenti, ma l’anima storica del Conchetta. Segno che avevano capito l’antifona.
E l’altra sera gli antagonisti sono tornati. Erano circa le 20 quando decine di giovani si sono concentrati in Ticinese, molti con i caschi e con i passamontagna calati sul volto per resistere da eventuali interventi di polizia e carabinieri. In un attimo sono stati forzati lucchetti e sigilli e poi...che la festa abbia inizio. Decine, forse centinaia di persone si sono accalcate nel Centro sociale dove si è subito ripreso a mescere birra a far andare a palla l’impianto hi-fi. Una festa con i fiocchi, andata avanti tutta la notte. Poi decine di militanti hanno proseguito il «presidio» in vista dell’assemblea di oggi per capire la reazione delle forze dell’ordine. Reazione che forse non ci sarà.
L’iniziativa come detto fu presa dai responsabili dell’ordine pubblico milanese per isolare i violenti.

Obiettivo raggiunto per cui alla questura interessa poco o nulla adesso procedere a un nuovo sgombero. A meno che arrivi espressa richiesta del proprietario, ossia il Comune. Dunque la palla rimbalza a Palazzo Marino che potrebbe anche non avere tanta voglia di innescare un nuovo conflitto sociale.

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