Come annunciato via internet da giorni, gli antagonisti sono tornati a «okkupare», senza che la Digos appaia ormai in grado di contrastare questa marea montante. È infatti la terza irruzione di gennaio, dopo quella di via Livorno e di via De Amicis, sempre con la stessa tecnica: prima una pubblica chiamata «alle armi» poi il blitz. Con gli agenti che arrivano a cose fatte.
Questa volta a farne le spese la ex Avery Berkel, azienda produttrice di affettatrici e bilance professionali chiusa da anni, in via Olgiati 12, traversa di via Ludovico il Moro. Lannuncio del blitz girava in internet da almeno tre o quattro giorni e dava appuntamento per ieri mattina. Quando effettivamente gli studenti di «Zona autonoma Milano» hanno fatto irruzione senza trovare lombra di un poliziotto, evidentemente gli unici a non sapere delloccupazione. I ragazzi, un centinaio circa, cappucci sugli occhi e sciarpe sul volto hanno fatto saltare i lucchetti ai cancelli e sono entrati tra bengala e grida di vittoria, quindi hanno preso due palazzine di quattro e due piani. Sono gli stessi che il 23 ottobre si erano dati appuntamento in piazza Oberdan per occupare uno stabile, sempre dopo ampi proclami su Indymedia. Da lì si erano infilati in metropolitana per poi ricomparire in via Molise 68 dove avevano occupato un palazzo di proprietà della società che gestisce lOrtomercato, poi denominato «Spazio Racaille», canaglia in francese, sgomberata poi, ma volontariamente, tre giorni dopo.
Le «okkupazioni» infatti sono ormai sempre annunciate: come quella del 15 gennaio in via De Amicis 16, quelle ripetute della settimana scorsa nellaula di scienze politiche in via Livorno 1, con la Digos che sgombera al mattino e gli studenti che tornano puntuali nel pomeriggio.
Grottesco poi il balletto tra gli sgomberi di «Lab Zero», «Bottiglieria» e «Stamperia» sempre ai danni degli anarco insurrezionalisti, lala più arrabbiata e incontrollabile del movimento. Il primo edificio, in Ripa Ticinese 83, venne sgomberato il 15 giugno, ma i ragazzi già la stessa sera si erano infilati in via Savona 18. Il 14 ottobre carabinieri e polizia intervennero in forze, unazione però non impeccabile visto che sette antagonisti riuscirono a rifugiarsi sui tetti. Lì resistettero quattro giorni, mentre manifestazioni e presidi dei Centri sociali nel quartiere teneva impegnato la Digos. Ma era solo una manovra diversiva, per consentire agli «esploratori» di scovare unaltra sede, individuata poi in via Giannone 8, a Chinatown. Una volta occupata, i sette scesero dai tetti e traslocarono nellaltro stabile.
Con la presa di via Olgiati siamo arrivati a 15 edifici occupati.
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