Il centro neofascista che vuole occuparsi di problemi sociali

da Milano

«Cuore nero» avrebbe dovuto essere inaugurato un anno fa. Un incendio doloso dei locali, un tempo negozio di lapidi mortuarie, costrinse la «cosa nera» a ritrovare finanziatori e, soprattutto, a dotarsi di sistemi di telesorveglianza. La nuova sede del circolo della destra radicale ora è dotato di vetri antisfondamento e telecamere piazzate in punti strategici che vigilano 24 ore su 24. A sostenere «Cuore nero» sono, secondo le ricostruzioni che il comitato permanente antifascista ha presentato alla Prefettura di Milano e alla Questura, ex esponenti dei Nar e di Terza Posizione.
In prima fila c’è il commercialista Lino Guaglianone - che, negli anni Ottanta, finì dietro le sbarre con l’accusa di partecipazione a banda armata - e il romano Gabriele Adinolfi che, al rientro della sua latitanza all’estero, ha dato vita al centro sociale Casa Pound e gestisce il sito «no.reporter». Insieme ai due ex terroristi, a sostenere «Cuore nero» è anche l’imprenditore Roberto Jonghi Lavarini e il capo degli shinkhead milanesi Alessandro Todisco, già condannato per «istigazione all’odio razziale».

L’obiettivo del circolo è di «essere luogo di aggregazione per molte iniziative sociali» tra cui «uno sportello di consulenza gestito dall’Ugl» ma il sindacato confederale della destra si è affrettato a smentire ogni collegamento.

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