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Il centro si svuota, chiude i battenti il frutteto di via Brisa

Una giornata come tante nel centro di Milano, sempre affollato, anche a metà luglio. Qualcuno, nella fiumana di persone che sta percorrendo corso Magenta, volta in via Brisa. E qui, proprio all'inizio della strada, al numero 15, si nota qualcosa di insolito: il «Frutteto della via Brisa», uno dei negozi di frutta e verdura più antichi di Milano, in mezzo alle pesche e alle prugne espone degli "articoli" nuovi. Anche questi sono frutti, ma di una lunga e dolorosa riflessione. Sui cartelli sparsi in mezzo alla merce e appesi sull'insegna si legge un messaggio che suona più o meno così: «Beppe e Lidia ringraziano i clienti che nel corso degli anni si sono serviti presso questo negozio, dando prova di riconoscere e apprezzare la nostra professionalità. Purtroppo, come tutte le belle favole, anche la nostra sta per finire. Il prossimo 31 luglio il Frutteto della via Brisa chiuderà. La decisione non è stata presa a cuor leggero, ma mancano le condizioni per continuare».
Qualcuno, incuriosito, si avvicina per chiedere informazioni al titolare, il signor Beppe appunto. «Perché chiudo bottega? Lo chieda al Comune - risponde sconsolato -. Così è impossibile andare avanti. Da quando sono state introdotte le zone a traffico limitato, la nostra clientela è diminuita di oltre la metà. Raggiungere il mio negozio è diventato scomodo». Se poi ci si aggiungono i parcheggi in zona, «tutti con le strisce blu e quindi a pagamento» e l'allargamento dei marciapiedi il quadro è completo.
Almeno secondo il negoziante, che si definisce «una delle poche persone che pagano per continuare a svolgere il proprio lavoro». Quotidianamente il signor Beppe paga 8 euro per entrare all'Ortomercato e 5 euro di Ecopass per raggiungere via Brisa. «Mi sono premurato di dotarmi di un furgone con il filtro antiparticolato, ma non basta. Per la legge resta comunque un mezzo in categoria Euro 3» spiega.
Nato in provincia di Bari e arrivato a Milano portando i propri (pochi) averi in mano perché «non potevo neppure permettermi la valigia di cartone», il commerciante ha iniziato a lavorare nel negozio di via Brisa 43 anni fa come garzone, arrivando poi a comprarlo «con delle cambiali di quelle lunghe, molto lunghe».
In passato le cose andavano bene, «questa zona di Milano era viva, una città nella città». Basti pensare che via Brisa è stata anche citata nel libro di Micol Arianna Beltramini intitolato «101 cose da fare a Milano almeno una volta nella vita» per la bellezza degli antichi resti romani che vi si trovano.

Ma adesso le cose sono cambiate: «Quando la sera chiudono gli uffici, da qui non passa più nessuno - continua il signor Beppe -. Io lavoro in perdita da tre anni, ma adesso per me e mia moglie è venuto il momento di dire basta. A malincuore, perché questa è casa nostra». Per dieci giorni ancora, poi via.

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