Roberto Bonizzi
Doppio carpiato per il Leonka. Dopo i graffiti di via Wattau inseriti nella mostra del contemporaneo, ora lingresso nella legalità. «Sponsor» dellidea l'assessore alla Cultura del Comune, Vittorio Sgarbi, che in 4 mesi di mandato sta cercando di fare quello che allamministrazione non è riuscito in 30 anni: portare il centro sociale nel confine delle regole. Dopo il settimo avviso di sfratto (notificato il 15 settembre) forse non bisognerà attendere lottavo (in programma il 13 novembre). Ieri la riunione decisiva, a Palazzo Reale, con protagonisti Sgarbi, il presidente della Provincia, Filippo Penati, le mamme del Leoncavallo, gli esponenti storici del centro sociale «Atomo» Tinelli e Daniele Farina, insieme a due delegati della famiglia Cabassi, proprietaria degli stabili occupati, rappresentanti dellassociazione Milano Metropoli.
Vertice a porte chiuse, ma sorrisi distesi. Prossimo appuntamento davanti al prefetto. Gian Valerio Lombardi non cera, ma Penati è stato «investito» della responsabilità di coinvolgere corso Monforte. Regista sempre Sgarbi che lascia i microfoni allinquilino di palazzo Isimbardi. «Domani manderò una lettera al prefetto perché apra un tavolo di confronto. Nellarea del Leoncavallo può nascere un centro per i giovani nellambito dellimprenditoria artistica e creativa. Dobbiamo trovare il modo per stabilizzare unesperienza significativa. Purtroppo bisogna fare in fretta perché lì cè uno sfratto esecutivo che ogni volta viene rinviato». Dunque il Leonka dovrebbe restare dovè. Ma chi paga? «Lidea è che il progetto si possa autofinanziare il più possibile - dice Penati -. Poi magari potranno anche intervenire le istituzioni a sostegno».
Sullo scetticismo del Comune la Provincia cerca di mediare. «È evidente - aggiunge il presidente - che lesperienza del Leoncavallo divide, ma non tutte le cose che non condividiamo devono essere per forza censurate». Con Sgarbi cè già sintonia. «Il Leonka non è linferno - commenta lassessore -. Convincere la Moratti? A questo ci penserà Penati».
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