da Roma
Il destino della legislatura resta nelle mani di Giorgio Napolitano. Ma il centrodestra appare sempre più compatto e deciso nel suggerire al Capo dello Stato la via d’uscita dalla crisi più limpida e lineare: le elezioni. Le consultazioni, naturalmente, sono soltanto alle battute iniziali e gli scenari sono ancora in via di costruzione. Ma tra i partiti della ex Casa delle libertà circola una buona dose di euforia sulla possibilità di ottenere al più presto l’apertura delle urne.
Il quadro delle posizioni in campo appare, di giorno in giorno, più nitido. Se fino a pochi giorni fa esisteva il timore di un possibile strappo da parte dell’Udc, la conferenza stampa di ieri di Pier Ferdinando Casini sembra aver spazzato via molti degli spettri residui. Il partito centrista, infatti, pur rilanciando l’ipotesi di un governo di solidarietà nazionale, fa capire di non essere disposto a morire per la causa in solitudine. «Lancio un appello alle forze politiche del centrodestra e del centrosinistra per arrivare a un governo di responsabilità nazionale che affronti il tema della legge elettorale ma anche questioni drammatiche come il caso rifiuti» dice Casini. «In caso contrario - continua - l’unica soluzione sono le elezioni subito». Il messaggio è chiaro: se si definisce un ampio fronte di volenterosi, disposti a cambiare in tempi brevi la legge elettorale, bene. Ma non ci chiedete di scavare un solco con gli ex alleati dopo una crisi orchestrata in maniera così conflittuale. Lo stesso Silvio Berlusconi, al riguardo, si dice ottimista: «Non ci saranno manovre di palazzo». E da Napoli aggiunge: «Si deve votare con questa legge nel più breve tempo possibile». Una tesi sposata con uguale forza da Alleanza Nazionale. «Siamo alla vigilia di nuove elezioni e l’Italia ha bisogno di un governo, e non di una melina. Non ci sono le condizioni per un governo tecnico-istituzionale. Mi auguro che il Capo dello Stato, nell’ambito delle sue prerogative, ne prenda atto e sciolga le Camere» chiede il leader di An. Quanto all’ipotesi prospettata da alcuni quotidiani di un governo guidato da Gianni Letta, Fini aggiunge: «Ho passato ieri due ore con Letta e Berlusconi, abbiamo ascoltato il discorso di Prodi e quando ho letto il giornale oggi mi sono fatto una gran risata». «Non mi meraviglia che si chieda un governo tecnico per la legge elettorale ma le posizioni sono diverse nel Pd, diverse nel centrodestra e in tutto l’ex centrosinistra. Quale miracolo si dovrebbe allora realizzare perché di punto in bianco ciò che fino a ieri ci divideva oggi ci dovrebbe invece unire?». Nessun dubbio da parte di Fini anche sul candidato premier. «È Berlusconi. Siamo esattamente nelle stesse condizioni di due anni fa, non essendo cambiata la legge elettorale. Abbiamo il dovere di essere uniti per rispondere alle esigenze non solo degli elettori del centrodestra ma di tutti gli italiani. La Cdl può rinascere». Il presidente di Alleanza Nazionale mostra di non coltivare alcun sospetto verso i centristi. «Casini? Ci sentiamo tutti i giorni. La sua posizione è diversa rispetto a quella mia e di Berlusconi, perché lui ha sempre voluto una legge elettorale su modello tedesco e al Capo dello Stato chiederà probabilmente un governo tecnico che duri poco e realizzi una legge elettorale di quel tipo. Ma sono sicuro che non andrà mai con la sinistra e che non non darà mai vita a un centro autonomo». Una tentazione - quella di una Cosa Bianca indipendente dai due poli - sponsorizzata da Mario Baccini e Bruno Tabacci ma allontanata con decisione dallo spettro delle ipotesi dal segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa.
A testimoniare la volontà di ricucire diffusa nel partito di via Due Macelli c’è anche una dichiarazione di Rocco Buttiglione.
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