Cronache

Il centrodestra e l’idea di patria di Garibaldi

Il centrodestra e l’idea di patria di Garibaldi

Carissimo Massimiliano, la principale finalità della revisione storiografica è confutare gli argomenti a sostegno del dogma ideologico contemplante la diversità morale dei progressisti. Dogma alimentato da una memoria nazionale stordita dai miti eroici intorno alle imprese rivoluzionarie di Garibaldi e dei garibaldini. Sono convinto che la cultura del centrodestra si dimostrerà debole finché non sarà compreso che l’avallo patriottico alla rivoluzione dell’Ottocento vale a dire all’espianto della nazione napoletana costituisce l’asse della storiografia usata dai comunisti italiani per colonizzare gli avversari.
Il potere della suggestione emanata dalla mitologia risorgimentale era stata valutata acutamente e totalizzata da Togliatti, il quale convinse il riluttante cattolico comunista Franco Rodano a condividere le tesi di Elena Croce sulla utilità della rivoluzione italiana e a collaborare alla loro diffusione. Alla luce del pensiero di Togliatti, la leggenda dei mille garibaldini si rivela il primo motore di quella dialettica progressista, che, in una scena abbagliante e strepitosa, incorona gli autori della rivoluzione italiana, uomini illuminati, virtuosi e perciò trionfanti sulla destra, retriva, bieca, antistorica e corrotta.
Il potere illusorio e l’effetto paralizzante dell’icona garibaldina, peraltro, si può facilmente misurare rammentando l’effetto paradossale dell’esibizione che ne fecero gli esponenti del fronte popolare, durante la campagna elettorale del 1948: per neutralizzare la potente suggestione emanata dal ritratto dell’eroe risorgimentale, i cattolici militanti nello schieramento anticomunista dovettero rivendicare l’eredità garibaldina, tacendo e nascondendo la conclamata appartenenza di Garibaldi alla sinistra rivoluzionaria e ferocemente anticlericale. Nel bel libro che Luciano Salera ha scritto e pubblicato per i tipi di controcorrente al fine di demitizzare l’impresa garibaldina sono opportunamente riprodotti quei manifesti dell’ingenuità democristiana.Senza dubbio la via della revisione storiografica è lunga e difficile. Ma la via facile e breve dell’adesione ai miti pseudo patriottici conduce alla subalternità culturale e all’allineamento ideologico. Lo insegna, a chi non vuole dimenticare la storia, la parabola democristiana di Maritain, parabola che ebbe inizio dalla stima (vedi caso) per i rivoluzionari italiani (Mazzini e Garibaldi) e conclusione nelle ambiguità dell’aperturismo.
La mia personale convinzione è che il centrodestra debba elaborare un’idea di Patria italiana diversa da quella anticlericale e anticristiana dei garibaldini e dei loro mandanti. Un’idea atta a cancellare il drammatico e umiliante giudizio di Augusto del Noce: «Il cosiddetto Risorgimento italiano è stato un capitolo della storia dell’imperialismo inglese».
Grazie della cortese attenzione e tanti cari saluti.


Caro Vassallo,
la sua dotta esposizione tende a concludere che Garibaldi fosse un esponente della sinistra rivoluzionaria e che quindi, come tale, non può essere apprezzabile dall’attuale centrodestra. Tanto è vero che i comunisti durante e dopo la Resistenza ne utilizzarono fin troppo spesso il nome. Potrei dirle che nel corso del ventennio i fascisti fecero lo stesso, ma questo poco importa. Il fatto è che tutto deve essere collocato nella sua giusta dimensione storica. Ciò che nel 1800 poteva essere considerato «sinistra rivoluzionaria» non può essere paragonato a ciò che noi oggi intendiamo con lo stesso termine negli anni 2000. L’Italia di oggi è una repubblica che comprende l’intero territorio della penisola. L’Italia di ieri era un insieme di piccoli stati dove regnavano governi dispotici che si appoggiavano a potenze straniere. L’Italia di oggi vanta un livello scolastico a livello europeo. L’Italia di ieri aveva un altissimo indice di analfabetismo, favorito dagli stessi governi. L’Italia di oggi dialoga con un Vaticano che è il difensore della fede cattolica.

L’Italia di ieri aveva a che fare con uno stato pontificio dove vigeva la pena di morte e il potere temporale dei papi. Mi tolga una curiosità: crede davvero che il patriottismo di Garibaldi sia un valore della sinistra del 2000?
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