da Roma
Il fuoco dartificio finale, «da vero caimano» come se la rideva in diretta tv Giuliano Ferrara, Silvio Berlusconi lo ha sparato alla fine. E se ha «seminato lo sconcerto anche tra i berluscones», come ammetteva il direttore del Foglio, di certo con la promessa di abolire lodiata Ici ha stabilito damblé i titoli dei giornali del giorno dopo e le reazioni degli avversari, presi in contropiede. A cominciare dal suo antagonista Romano Prodi. Che ieri sera, al termine del duello televisivo, non si è fermato a chiacchierare gioviale coi giornalisti fuori dallo studio.
«Vorrei solo sentire il parere di alcuni sindaci della Casa delle libertà sull'ultima frase detta dal presidente del Consiglio sull'Ici», ha replicato a chi gli chiedeva un commento sullultima promessa del premier. «Ma si sente ancora tranquillo e sereno?», gli han chiesto. «E vorrei vedere», ha detto lui, e poi si è attaccato al cellulare e si è infilato in automobile. Al rientro al suo quartier generale di piazza Santi Apostoli però fa sapere che si farà «un bel brindisi, e peccato che non ci sia una terza occasione» visto che i faccia a faccia tv sono finiti.
Qualche sindaco comincia subito a farsi sentire: per Adriana Poli Bortone, prima cittadina di Lecce ed esponente di An, la proposta sullIci «è uniniziativa positiva perché la casa è un bene primario e in questo modo non si penalizza, anzi si aiuta, la famiglia». Preoccupata per i mancati introiti? «No, noi abbiamo già abbassato lIci nella nostra amministrazione». E il presidente di An, Gianfranco Fini, si compiace: «Fa molto piacere che il premier rilanci con forza la proposta di Alleanza Nazionale».
Da Torino arriva il diverso parere del Ds Sergio Chiamparino: «Abolire lIci? Mi sembra una proposta demagogica, qualche forma di entrata per i Comuni deve esserci». Più drastico il veneziano Cacciari, Margherita: «Una barzelletta, così chiudiamo i Comuni!». La battuta piace a Prodi, che la rilancia: «Credo che ci sia una differenza di serietà e di credibilità. Addirittura siamo arrivati al botto finale dell'abolizione dell'Ici che significa la chiusura di tutti i Comuni italiani».
Intanto le opposte tifoserie, pro Ici e contro Ici, cominciano a sparare dai rispettivi spalti. Per Francesco Rutelli, quella di Berlusconi è stata «la mossa disperata di annunciare un comico taglio dellIci, ovvero la bancarotta di tutti i comuni italiani: è la conclusione naturale della vicenda di un governo e di un premier che hanno sfasciato il Paese». Per il vicecoordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto, invece, «l'andamento del dibattito è stato inequivocabile, e questa volta non basterà nessuna operazione mediatica precostituita per cambiare le carte in tavola»: Berlusconi ha vinto il confronto, anche grazie alle sue «indicazioni positive sul futuro», come appunto labolizione dellIci.
Si fa sentire anche Walter Veltroni, che obietta al premier: «Ha il dovere di dire come si compenserebbero queste minori entrate, altrimenti significherebbe taglio drammatico di servizi essenziali per i cittadini». Applaude invece il ministro del Welfare Roberto Maroni: «Non è per niente una proposta antifederalista», anzi è «il presupposto per ridisegnare il sistema redistributivo fiscale che noi della Lega chiamiamo appunto federalismo». Si indigna Rosy Bindi: Berlusconi «è agli sgoccioli, e promette di tutto di più, dall'abolizione dell'Ici ad un vicepremier donna». Esulta Benedetto Della Vedova, candidato di Forza Italia: «Silvio Berlusconi ha vinto il duello, la proposta della cancellazione dell'Ici sulla prima casa, cioè dell'abolizione della tassa patrimoniale sulla prima casa è una proposta giusta».
Da Bologna invece insorge Sergio Cofferati: «Per non scendere di sella il premier gioca la carta dello sfascio. Le risorse dell'Ici sono quelle che oggi garantiscono i servizi fondamentali per milioni di cittadini, ipotizzarne l'abolizione non è nemmeno più demagogia, ma vera e propria irresponsabilità».
Fuori dagli spalti rimane Francesco Cossiga: ha seguito il dibattito «sperando almeno di riuscire a capire chi sia di destra e chi di sinistra. Veramente non ho capito neppure questo».
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