Il centrodestra: ha fatto bene, era un agguato

da Roma

«La par condicio deve valere per tutti. Non solo per i politici, ma anche per gli intervistatori e i conduttori». Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza, distilla dieci righe furenti e chiede l’intervento del direttore generale della Rai Alfredo Meocci. Tocca a lui, scrive, «verificare con la massima urgenza lo stato di applicazione di questa legge in tutti i programmi del servizio pubblico». Tocca sempre a lui, insiste, fare in modo che non venga «favorita sempre la stessa parte politica». Dunque par condicio pure per i giornalisti? «Non ho detto questo - precisa più tardi Bonaiuti -, ho chiesto la verifica dell’attuazione della normativa».
Polemiche dopo lo scontro in tv e reazioni ovviamente opposte. Forza Italia parla di «agguato» e investe del caso i vertici di Viale Mazzini, contestando anche come il Tg1 delle 20 ha riferito la notizia («Inaccettabile», contrattacca il Cdr del telegiornale).
Anche Gianfranco Fini accusa Lucia Annunziata, «schierata e militante», di aver tracimato dal suo ruolo. «Il giornalista non deve mai essere un megafono dell’intervistato - dice il vicepremier - ma nemmeno un avversario politico».
Per Roberto Calderoli il Cavaliere ha fatto «benissimo» ad andarsene. Anzi, «doveva farlo prima, o forse non doveva proprio partecipare». Domani il primo duello con Romano Prodi. «Ecco - dice Calderoli - secondo me Berlusconi non dovrebbe presentarsi perché sarebbe una trappola. Il suo gesto di generosità di rinunciare alla conferenza stampa finale decisa dal Parlamento è stato interpretato come un segno di debolezza. Adesso lo aspettano questi due confronti, che sono certamente un tranello di un sistema radiotelevisivo completamente lottizzato dalla sinistra. Qui siamo di fronte a un regime, non solo nel campo dell’informazione».
«Un attacco premeditato, roba da Telekabul», commenta Roberto Schifani. «Al presidente del Consiglio è stato impedito di parlare», aggiunge Adolfo Urso. Per Marco Baccini «l’Unione sta cercando di avvelenare la campagna elettorale». E per Alessandra Mussolini «il premier è stato sottoposto a una sassaiola da una no-global televisiva». Marco Follini ancora una volta è l’unico della Cdl che la vede diversamente: «Fino ad ora mi ha più convinto il Berlusconi che parla al congresso americano che quello che parla alla tv italiana. Naturalmente spero di ricredermi martedì».
«Martedì speriamo che non scappi pure con Prodi - commenta Gavino Angius -. Al di là di tutto, ci chiediamo che gli stia succedendo». Piero Fassino la spiega così: «Quando un uomo politico va in uno studio televisivo, deve essere disponibile anche a un contraddittorio. Berlusconi è abituato a lunghi monologhi senza che nessuno gli faccia un’obiezione. Quando questo accade, si innervosisce». Renzo Lusetti lo invita a «controllare i nervi». Per Enrico Boselli «deve accettare l’idea che non sempre si possono fare dei comizi». Per Marco Rizzo «ha paura di perdere le elezioni». Per Clemente Mastella «il suo modello non è quello americano, fatto di domande stringenti, ma quello delle dittature del ’900 sudamericano, senza contraddittorio».
Infine, il parere di un «addetto ai lavori». Secondo Enrico Mentana hanno sbagliato entrambi: «Ho visto un brutto spettacolo che non fa onore a nessuno dei due.

C’era qualcosa che strideva nell’Annunziata, soprattutto la sua pretesa di fare lei le interviste vere e di recitare la parte della vedova della sua presidenza Rai. Ma qualcosa altrettanto strideva: la pretesa di Berlusconi di dettare tempi e modi dell’intervista di cui era oggetto. Quello che è venuto fuori giova solo alla causa dei rispettivi ultrà».

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