Anna Maria Greco
da Roma
Circa 4mila voti recuperati dalla Cdl e il divario con l’Unione si ridurrebbe a 21mila. «Lo confermo, questi sono i dati che stanno emergendo», dice Denis Verdini, responsabile dell’Ufficio elettorale di Fi. Un’agenzia di stampa, considerata vicina al centrosinistra come la Dire, parla addirittura di uno scarto di soli 16mila voti. E provoca la nervosa reazione dell’ufficio-stampa dei Ds, che definisce «grave» la diffusione di una notizia senza fonte precisa e invita alla «cautela e trasparenza». I nuovi consensi per la Cdl verrebberro dalla verifica di errori materiali nella trascrizione dei voti, non da quella sulle 43mila schede contestate, il cui numero si sarebbe molto ridotto.
Infatti, al ministero dell’Interno, nella travagliata notte del 10 aprile, qualcuno avrebbe inserito per sbaglio dei dati di schede nulle tra quelli delle schede contestate.
«Questo dimostra - dice Peppino Calderisi dei Riformatori liberali - che i risultati del Viminale sono provvisori e che il vero conteggio è quello che si sta facendo negli uffici elettorali circoscrizionali e in Cassazione, da cui emergerà l’unico vero responso ufficiale delle elezioni. Se il Viminale ha sbagliato sulle schede contestate può averlo fatto su altro».
L’Unione invece afferma che «le verifiche in atto stanno dimostrando la validità del risultato emerso dalle urne» e preme sul ministro dell’Interno perché difenda l’operato della sua macchina. Ma Giuseppe Pisanu ribadisce che i risultati diffusi sono «provvisori» e che è «scorretto» trascinare il Viminale in una «polemica infondata». Il «comune senso di responsabilità», dice, dovrebbe far cessare «polemiche e strumentalizzazioni».
La Cdl continua intanto la sua caccia agli errori. Ne stanno uscendo tanti e Calderisi, con Antonio Tajani di Fi, rivela che un centinaio di verbali bianchi o incompleti sono stati scoperti all’ufficio circoscrizionale di Roma. «Un fatto gravissimo - dice Tajani -: certi presidenti di seggio dovrebbero subirne le conseguenze. Ci vogliono controlli rigorosi». Un altro azzurro, il candidato a sindaco di Roma Alfredo Antoniozzi, denuncia irregolarità nei voti dall’estero, come dimostra l’esposto di una italiana residente in Svizzera che ha ricevuto una brochure elettorale dell’Unione nel plico di votazione del consolato.
Insomma, passerà Pasqua e il risultato ufficiale delle elezioni ancora non ci sarà. Arriverà nei 13 giorni che ci separano dalla proclamazione degli eletti, probabilmente a ridosso della prima seduta delle nuove Camere, il 28 aprile. Su queste elezioni in cui ogni voto ha il suo peso, gravano troppe incertezze. La catena di conteggio del Viminale, basata non sui verbali, né sulle schede di scrutinio che registrano ogni voto, ma sugli estratti, mostra le sue pecche. Non si sa il numero delle schede contestate: da 43mila si potrebbero ridurre a qualche migliaio. Per ora la verifica confermerebbe l’andamento generale del voto e le centinaia di consensi ripescati si dividerebbero equamente tra i due poli. Ma la Cdl conta, piuttosto, sull’emergere di errori nell’assegnazione di voti di lista ribadendo che i dati del Viminale devono essere ancora verificati dai magistrati.
I 26 uffici circoscrizionali presso le Corti d’Appello sono al lavoro. I rappresentanti di lista della Cdl chiedono ovunque la verifica della corrispondenza tra tabelle di scrutinio e verbali e in caso di contestazioni preparano i ricorsi. Un solo ufficio, quello del Friuli, nel pomeriggio di ieri avrebbe completato l’esame. Per gli altri si prevedono tempi lunghi. Solo quando tutti i verbali delle 60.
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