Centrodestra al lavoro sull’Irap per arrivare al «minitaglio»

Roma«Ogni giorno ha la sua pena». Una citazione evangelica che non passa mai di moda. La utilizzava il comunista Ferrero per descrivere lo scompaginato rassemblement del governo dell’Unione. L’ha usata ieri il viceministro dell’Economia (nonché alter ego di Giulio Tremonti in Parlamento), Giuseppe Vegas, per spiegare l’atteggiamento attendista del governo nei confronti del nuovo emendamento alla Finanziaria sull’Irap presentato in commissione Bilancio al Senato. Solo che mentre Gesù con quelle parole invitava a non affannarsi nella ricerca di piaceri e ricchezze, il problema dei senatori di Pdl e Lega è opposto: cercare risorse per abbassare la pressione fiscale sulle imprese.
Così, ieri, in commissione ha fatto capolino un nuovo emendamento firmato da 10 senatori della maggioranza tra i quali l’«architetto della Finanziaria-ombra» Mario Baldassarri, il relatore della legge di bilancio Saia, la senatrice Pdl Bonfrisco e i leghisti Garavaglia e Vaccari. Il testo prevedeva una detrazione dell’Irap sul totale delle imposte dirette e indirette per le imprese fino a 50 dipendenti e una detrazione parziale per quelle con più di 50 addetti.
La copertura del taglio era stata ricavata dalla trasformazione dei «fondi perduti» (incentivi vari) in un credito d’imposta con una riduzione di 6 miliardi di euro dei 24 complessivi di trasferimenti alle aziende salvaguardando Ferrovie e trasporto pubblico locale.
In particolare, 4 miliardi di euro sarebbero stati destinati allo sgravio Irap e 2 miliardi agli investimenti nelle aree svantaggiate recuperati dai Fondi Ue. Insomma, un meccanismo che appariva ben congegnato in quanto non azzererebbe il sistema degli incentivi e che toccherebbe solo in minima parte i fondi Fas che il Carroccio aveva messo nel mirino. Tutto questo tenendo conto delle osservazioni dell’opposizione.
Al momento, però, non si possono modificare i delicati equilibri della finanza pubblica. È quanto ha fatto presente Vegas al presidente della commissione Bilancio Azzollini e ai capigruppo Gasparri (Pdl) e Bricolo (Lega). «Il governo esprimerà parere contrario a malincuore», ha dichiarato Vegas, specificando che si tratta di un tema «che riguarda tutti e su cui siamo tutti d’accordo». Il governo si è preso del tempo per valutare le coperture rinviando il discorso all’Aula. Non a caso ieri pomeriggio Vegas ha incontrato a Palazzo Chigi il sottosegretario Letta.
Quel «poi si vedrà» ha lasciato uno spiraglio di speranza ai senatori. L’auspicio è quello di recuperare per il 2010 parte dei proventi dello scudo fiscale e regolarsi altrimenti per il biennio 2011-’12. Anche un mini-taglio da 2 miliardi vedrebbe rispecchiato l’obiettivo politico indicato dal premier Berlusconi.
«Si vedrà» in Aula, dunque, dove l’emendamento verrà ripresentato la settimana prossima e probabilmente trasformato in un ordine del giorno che impegnerà il governo a trovare una soluzione nel passaggio della manovra alla Camera. «Il percorso della Finanziaria si concluderà certamente con la riduzione delle tasse per le imprese e le famiglie», ha assicurato Gasparri.

«Tutto quello che può essere fatto lo si farà dopo aver trovato le risorse», ha precisato il ministro Calderoli. Baldassarri, però, vorrebbe risolvere già a Palazzo Madama le questioni Irap e cedolare secca sugli affitti. «Si vedrà. Ogni giorno ha la sua pena», continua a sospirare Vegas.

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