Il centrodestra ottiene il riconteggio dei suffragi Tutto inutile: verificato appena lo 0,22% dei voti

Milano. All’indomani delle elezioni, tutto il centrodestra invoca il riconteggio delle schede. La Cassazione a fine aprile assegna la vittoria all’Unione ma i successivi otto mesi vedono l’opposizione reclamare l’istituzione di un Comitato di verifica. La sinistra fa ostruzionismo e cede nel gennaio 2007, quando cominciano finalmente i lavori delle Giunte per le elezioni di Montecitorio e di Palazzo Madama, presiedute rispettivamente da Donato Bruno (Fi) e Domenico Nania (An). Sembra una vittoria del centrodestra, ma è una vittoria solo morale. Lo spiega al Giornale Gregorio Fontana, capogruppo forzista nella Giunta: «La sinistra ha acconsentito alla verifica, ma con modalità e tempi tali da renderla inutile, poiché secondo il regolamento della Camera poteva essere istituito un unico seggio per ricontare il campione del 10 per cento delle schede valide. Per completare il lavoro ci sarebbero voluti dodici anni, per cui abbiamo chiesto una modifica del regolamento, così da poter moltiplicare i seggi e risolvere in tempi ragionevoli i dubbi: ci è stato detto di no». Le Giunte, quindi, analizzano solo 140 sezioni su 6mila. Un campione risibile dello 0,22%, dal quale tuttavia emergono dati interessanti: «Il centrodestra recuperava voti, come è storicamente sempre successo ogniqualvolta si procede al riconteggio - continua Fontana -.

In proiezione, abbiamo dimostrato che il recupero sarebbe stato intorno ai 22mila voti. Un dato vicinissimo a quelle 24mila preferenze che hanno sancito la vittoria dell’Unione». Tuttavia, nonostante le verifiche preliminari confermino i dubbi, i lavori delle Giunte si interrompono nel giugno 2007.

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