Politica

Centrodestra rinsaldato dal voto: «La rimonta grazie al Cavaliere»

Fini (An): «Non ci siamo divisi durante la campagna elettorale, certamente non lo faremo ora». Cesa (Udc): «Le nostre fondamenta sono nel programma»

Francesca Angeli

da Roma

Silvio Berlusconi e al suo fianco Gianfranco Fini per Alleanza nazionale, Roberto Maroni per la Lega e Lorenzo Cesa per l’Udc. Forse è questa l’immagine più inattesa per la sinistra e per chi si aspettava il crollo della Casa delle libertà e la fuga dalla nave che affonda. E invece non ci sono fughe. Non si prepara una notte dei lunghi coltelli per il centrodestra. La coalizione è solida e gli alleati sono consapevoli di dovere la volata finale e l’insperata rimonta alla determinazione del premier.
Dunque la Cdl è pronta a governare se le verifiche legali regalassero un’ultima sorpresa nello spoglio delle schede. Preferibilmente con una grosse koalition alla tedesca vista la sostanziale parità. Pronta anche ad andare all’opposizione senza tentazioni di inciuci con la maggioranza ma anzi con l’intenzione di formare un gruppo unico che non farà regali al centrosinistra.
Fini, il vicepremier, è disteso: il risultato positivo di Alleanza nazionale conferma la sua posizione di leader del partito soprattutto perché «politicamente la Casa delle libertà non ha perso queste elezioni, aritmeticamente vedremo», osserva Fini. Un italiano su due ha votato per il centrodestra e dunque ora il leader di An vuole capire «se e come l’Unione intende farsi carico del governo di un Paese spaccato a metà» associandosi pienamente a quanto dichiarato dal premier sulla verifica dei voti. Fini riconosce che il merito della rimonta va al Cavaliere. «Se siamo arrivati a questo risultato - dice - certamente buona parte del merito è da riconoscere a Berlusconi». Il gioco delle tre punte (Berlusconi, Fini e Casini) tanto criticato non ha danneggiato le singole personalità e ha dragato voti per tutta la coalizione aggiunge il vicepremier. Ora che il risultato c’è stato non è certamente il momento di disgregarsi. «La Casa delle libertà non si è divisa durante la campagna elettorale nonostante una legge elettorale proporzionale che portava al gioco delle tre punte - conclude Fini - e certamente non ha intenzione di dividersi dopo».
Mentre il presidente di An siede alla destra di Berlusconi, il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, resta dietro le quinte: il suo ruolo istituzionale gli impone il low profile finché non ci sarà certezza definitiva sui dati. È il segretario nazionale Cesa a parlare a nome dell’Udc che ha centrato un risultato importante, raddoppiando la percentuale delle precedenti politiche. La sirena della Margherita non ha incantato gli elettori moderati che restano refrattari a collocarsi a sinistra. Sulla verifica dei voti Cesa ricorda che non c’è nulla di strano nell’essere pignoli. «Stiamo chiedendo quello che la Margherita chiese nel 2001 e cioè una verifica dei verbali - ricorda - In quel caso loro ottennero una rivalutazione del risultato dello 0,5 per cento che significava qualche seggio in più. Per noi potrebbe significare la vittoria». Il segretario Udc poi ricorda che la coalizione al di là dei risultati elettorali ha solide fondamenta sulle quali reggersi in piedi: il programma prima di tutto.
«Ci siamo presentati alle elezioni con un programma che ci unisce fortemente e, a prescindere da come andranno le cose, noi daremo battaglia comunque in Parlamento per portarlo avanti», ribadisce Cesa elencando i punti qualificanti: la famiglia e il Mezzogiorno.
Anche Cesa poi ha voluto ringraziare pubblicamente Berlusconi per il modo in cui era stata condotta la campagna elettorale. «Tutti abbiamo contribuito - ha concluso - a questo grande risultato».
Indossa l’immancabile cravatta verde Maroni, l’ultimo a parlare. La Lega è sicuramente quella che vede l’ipotesi di una grosse koalition con maggiore freddezza.
«Se questi risultati dovessero essere confermati, l’Unione avrà il diritto e il dovere di governare con le sue forze senza pretendere né chiedere aiuti di altro tipo - ammonisce Maroni - Che nessuno, dal centrosinistra, si aspetti aiuti, sostegni o cedimenti. Devono governare solo contando sulle proprie forze e non su aiuti di altro tipo». Anche la Lega riconosce il ruolo chiave giocato dalla leadership di Berlusconi e la volontà di andare avanti ancora uniti. «Anche se siamo sconfitti il morale delle truppe non è sotto i piedi - garantisce Maroni - Siamo pronti a continuare l’esperienza politica nella Cdl».


Pronti anche alle prossime battaglie: elezioni amministrative e referendum sulla devoluzione.

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