Cercano i rapinatori, trovano la droga

LE INDAGINI Nessun aiuto dal complice ferito e piantonato all’ospedale di Albano

Cercano i rapinatori, trovano la droga

Cercavano qualche indizio che li aiutasse a rintracciare i due banditi fuggiti dopo il tentato assalto al furgone portavalori, alla Magliana, invece gli investigatori della squadra mobile hanno trovato la droga. E in grande quantità. Era in casa del genero trentunenne di Antonio Di Palma, il rapinatore morto lunedì scorso durante la sparatoria con cui si è concluso l’agguato al blindato della Securpol con i soldi delle pensioni da consegnare all’ufficio postale di via Vaiano.
I poliziotti lo avevano fermato martedì, mentre cercavano di fare terra bruciata intorno ai malviventi con continui controlli e perquisizioni. La droga, circa trenta chilogrammi di hashish divisi in panetti, era nascosta in un box auto in una palazzina di via Minnucci, al Tuscolano, dove risiede il giovane. Oltre alla sostanza stupefacente gli investigatori hanno sequestrato una trentina di proiettili. «Al momento - fanno sapere dalla questura - non risulta che l’uomo abbia avuto un ruolo nella tentata rapina al portavalori. La Mobile sta continuando le ricerche dei due banditi fuggiti e ci sono buone possibilità che il caso venga presto risolto». Gli investigatori sarebbero già in possesso di elementi utili all’identificazione dei fuggitivi, certamente componenti di una banda specializzata in rapine che ha messo a segno colpi anche in altre zone della città e della provincia negli ultimi tempi. Una banda vecchio stile, hanno sottolineato gli inquirenti, ben salda. L’altro rapinatore, Marco C., ferito da un proiettile ad una coscia e piantonato all’ospedale di Albano, continua infatti a non collaborare con le forze dell’ordine. Non ha ammesso di aver preso parte all’assalto, nè detto nulla sugli altri componenti del commando. «Ha atteggiamenti da bandito vecchio stile», ribadiscono i poliziotti che hanno cercato inutilmente di farlo parlare.
Lunedì era giorno di pensioni e la banda sapeva che il blindato trasportava un bel gruzzolo, circa 80mila euro. La reazione della guardia giurata che aveva con sè i soldi, però, ha rovinato i loro piani. Dopo essere stato colpito alla testa con il calcio di una pistola non si è lasciato sopraffare dal rapinatore che gli aveva strappato il sacco con il denaro puntandogli l’arma contro e ha fatto fuoco, uccidendo Di Palma, 57 anni, detto lo «svedese», precedenti per traffico di droga e rapina. Mentre i complici si coprivano la fuga sparando in aria, il vigilante ha premuto ancora il grilletto ferendo un secondo rapinatore, che poche ore dopo si è presentato in ospedale accompagnato dal suo avvocato con una ferita d’arma da fuoco alla coscia. La polizia ha cominciato a cercare i malviventi ovunuque, passando al setaccio gli ambienti della criminalità specializzati in colpi in banca e a furgoni blindati, ma anche quelli del traffico di droga. Ed è nel corso di una di queste perquisizioni che sono incappati nel genero di Di Palma e hanno sequestrato i trenta chili di droga.


Arriva intanto una denuncia del sindacato autonomo di vigilanza privata (Savip): «Mentre al ministero dell’Interno si smantellano i controlli di polizia amministrativa, la criminalità ha ormai capito che il tallone d’Achille del sistema di circolazione dei valori è il trasporto».

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