"Cercasi James Bond" Si candidano in ottomila

Boom di richieste per entrare nei servizi segreti. Preso d’assalto il sito per le domande di arruolamento via Internet "Dopo l’11 settembre in molti hanno capito cosa vuol dire lavorare per la sicurezza della collettività nazionale"

"Cercasi James Bond" 
Si candidano in ottomila

«Il mio nome è Rossi, Mario Rossi». Parafrasando James Bond e immedesimandosi in lui, in tantissimi hanno dato l’assalto al sito www.serviziinformazionesicurezza.gov.it per presentare domanda d’arruolamento negli 007 nazionali. «Se pensi che la tua professionalità possa essere utilizzata per difendere l'indipendenza, l'integrità e la sicurezza della Repubblica – si legge nell’homepage – clicca qui». E cliccando si inizia a sperare. Rispondi a qualche domanda eppoi ti ritrovi a spiegare chi sei per capire se chi ti selezionerà propenderà per un reclutamento fra i «network manager» o gli «analisti»: oltre 7mila civili si sono affidati al reclutamento on line.

Il boom delle richieste per entrare nell’Aise (ex Sismi) o nell’Aisi (ex Sisde) viene spiegato da un lato con la volontà di dare un contributo alla sicurezza del nostro Paese, dall’altro, più prosaicamente, con la necessità di ottenere un lavoro, peraltro molto ben remunerato. Ad oggi sarebbero quasi 7.600 le domande d’ingresso che gli esperti d’intelligence dovranno valutare caso per caso, provvedendo a selezionare i candidati migliori da impiegare in settori dov’è richiesta una particolare esperienza. L’arruolamento vero e proprio, però, continuerà a svilupparsi nel modo tradizionale, andando cioè a scovare le migliori «promesse» nei reparti militari e di polizia o nelle università, fra gli specializzati in chimica, biologia, informatica, lingue eccetera.

La carica dei settemila ha sorpreso lo stesso prefetto Gianni De Gennaro, capo del Dis, dunque di tutti i nostri 007, che durante una recente lezione alla Link Campus University of Malta ha sottolineato come i servizi segreti siano cambiati dopo quell’11 settembre che ha aperto l’era della guerra asimmetrica, e come sia cresciuta la necessità di rendere da una parte più efficiente e dall’altra più trasparente il mondo dell’intelligence. Motivo per cui gli apparati di sicurezza non vengono più guardati con la diffidenza di prima. «Abbiamo utilizzato il sito per lanciare la prima raccolta di curricula on line al fine di creare un link più diretto coi cittadini – ha spiegato De Gennaro – così da aprire a tutti un mondo che forse come principale pecca ha avuto fino ad oggi il difetto dell’autoreferenzialità. Sono arrivati oltre settemila curricula, riceviamo moltissimi messaggi di posta elettronica dai quali capiamo che esiste un grande interesse per gli organismi di formazione, ma soprattutto che tale interesse nasce da motivazioni profonde e non solo dall’ansia di trovare un’occupazione». L’ex capo della polizia ne è convinto: «Abbiamo constatato che lavorare per la sicurezza della collettività nazionale è percepito da molte persone, giovani e meno giovani, come un valore in sé, fortemente dirimente rispetto ad altre possibilità occupazionali». Questo, secondo De Gennaro, è «il primo segnale concreto che la possibilità di costruire un nuovo rapporto tra società civile e intelligence esiste, ci sono volontà, professionalità, intelligenze pronte ad applicarsi per garantire la sicurezza nazionale».

Ovvio che delle migliaia di persone che hanno inviato il loro curriculum solo in pochi avranno forse la fortuna di entrare nei Servizi. Ma - aggiunge il numero uno degli 007 italiani - quelli che non potranno lavorare «direttamente nei nostri organismi, potranno magari avere la stessa opportunità operando in altri contesti, aziendali, accademici, culturali, perché le motivazioni che abbiamo constatato in molti messaggi giunti al nostro sito sono talmente forti da far davvero pensare che permarranno a lungo in chi le ha scritte». Fondamentale, come sempre, è l’interazione fra intelligence e mondo accademico poiché «gli attori economici – osserva De Gennaro - avvertono con sempre maggiore forza la necessità di integrare l’intelligence nel processo produttivo e imprenditoriale». La riforma dei servizi segreti ha anche previsto un’importante innovazione, un progetto formativo comune a tutto il sistema d’intelligence, mediante la creazione della Scuola del Dis, che provvede alla formazione di tutte le risorse umane del sistema di intelligence, dall’addestramento di base a quello specialistico. In anticipo sui tempi c’è chi si è già mosso in ambito universitario. Si tratta di Mario Caligiuri, professore di pedagogia della comunicazione, fondatore del Centro studi sui servizi segreti presso l’ateneo di Cosenza e direttore del primo master sull’intelligence che ha come padrino l’ex presidente Cossiga.

Caligiuri non ha dubbi: «Creare una nuova formazione della sicurezza è un passo fondamentale per affermare una moderna cultura dell’intelligence, che altro non è che il campo di battaglia dove si deciderà chi vince e chi perde nel Ventunesimo secolo».

(ha collaborato Luca Rocca)

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