Vi ricordate la Beic? Si tratta della Biblioteca europa di informazione e cultura. Un grande progetto di Milano per il mondo. Progetto molto bello dell’architetto Peter Wilson, progetto «esecutivo», come si dice in linguaggio burocratico, per indicare che ci sono tutte le carte in regola per la sua messa in opera. Ottantatremila metri quadrati di spazio per i libri a «scaffale aperto»: cioè, lo studioso si può prendere direttamente il volume da leggere e portarselo in sala consultazione. L’area, già destinata, è più o meno dove si trova il passante ferroviario di Porta Vittoria. Questo progetto grandioso, la Beic, sono convinto che dovrebbe diventare il simbolo di Expo 2015.
Il libro e la biblioteca sono simboli immortali d’incontro delle civiltà, sono il simbolo dell’autentica conoscenza in cui il passato si raccoglie per essere ereditato dal futuro. In una società che deve fare i conti con la globalizzazione, la biblioteca, la grande biblioteca, rappresenta nel modo più profondo l’identità di un popolo nel suo incontro con il mondo.
Expo 2015 presenta, nella sua icona, l’uomo di Leonardo: la fedeltà a quell’immagine esige che una biblioteca sia, nella modernità, la continuità simbolica dell’uomo leonardesco. Naturalmente una biblioteca straordinaria, unica al mondo nel suo genere, come quella del progetto Wilson.
Progetto ora dimenticato: costa molto, l’ultima stima raggiungeva i 215 milioni di euro, e poi chi non lo amava sosteneva (con indubbia sensatezza) che si sarebbero prima dovute sistemare le già operanti biblioteche lombarde.
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