Il Cerchio magico adesso rischia di scomparire

Il «cerchio», ultimamente anche «la banda», o più ironicamente i «barbari badanti», di contro a quelli «sognanti» di Maroni. I veri colpevoli, secondo i leghisti, dello sfacelo che ha costretto Bossi a quel che sembrava impossibile e blasfemo anche solo pensare: le dimissioni. Il loro scudo, cioè il segretario federale, adesso non è più segretario anche se resta il presidente-padre della Lega, però pesantemente indebolito.

Che sarà dunque di loro, adesso che il capo è (anche) l’odiato Maroni e che al congresso federale non avranno i numeri? Verrà smontato il cerchio? Negli ultimi giorni non si è visto né sentito nessuno di loro, la magica sparizione forse è già iniziata. È spuntato da un anno, ma viene da più lontano questo «cerchio» soprannominato «magico» per via dell’influenza emotiva-affettiva (di mezzo ci sono la moglie, i figli...) esercitata su Umberto Bossi. Si è formato tra la casa di famiglia e l’ospedale Macchi di Varese, dove Bossi viene ricoverato privo di coscienza nel marzo 2004, colpito da ictus. In quei mesi di smarrimento e di assenza di Bossi (che si risveglia per la prima volta solo un mese dopo) si compie, sotto la regia della moglie Manuela, una selezione della specie leghista che modificherà la storia successiva del partito. Pian piano vengono scelti quelli che possono entrare nella stanza del capo malato, prescelti i leghisti fedeli alla famiglia e separati da quelli che invece vogliono prendersi il «bene» dei Bossi, la Lega nord, creata da papà Umberto. In questa seconda categoria vengono messi dalla sospettosa e premurosa (verso i figli) Lady Bossi, tutti i colonnelli, legittimi aspiranti successori del capo costretto in un letto. Maroni, Giorgetti, Calderoli, Castelli. Nella prima categoria invece entrano figure meno note, giovani brillanti o signor nessuno, ritenuti più affidabili per la famiglia. Il giovane Bricolo, il giovane Reguzzoni, la Rosi (Mauro).

Il raggio del cerchio viene tracciato in quei mesi, e la circonferenza disegna un'area che si sovrappone a quella della famiglia Bossi, includendo i figli, quelli vicini ai figli e alla moglie. Marco Reguzzoni è uno di loro, 31enne presidente della Provincia di Varese (con una montagna di voti), nell’album dei Bossi è una specie di zio che frequenta la casa e fa giocare il piccolo Renzo. È ingegnere e imprenditore, con la sua Biocell che si occupa di biotecnologie. Tutti hanno sempre usato soprattutto un aggettivo per lui: «ambizioso». Nel 2008, si dimise da Presidente della Provincia per diventare deputato, a Roma, costringendo i varesini a tornare alle urne. Il gioco però vale la candela, e Bossi lo promuove - contro tutti - capogruppo, ruolo che terrà per un anno e mezzo complicatissimo, fatto di rivolte e raccolta firme tra gli onorevoli leghisti per destituirlo. Poi c’è il veneto Bricolo, la cui ascesa è legata alla vicenda clinica di Bossi. L’attuale capogruppo al Senato è infatti il figlio di un luminare della neurochirurgia, il professore Albino Bricolo, che assiste Bossi, colpito anche lì dal male. Fino ad allora Bricolo era un ragazzotto che accompagnava in auto, da Verona a Venezia, un promettente consigliere regionale: Flavio Tosi. Adesso, vedi il destino, osteggiato dal cerchio di cui fa parte il suo ex pupillo Bricolo... E poi la Rosi, cioè la Mauro, che è passata da semplice e quasi ignota consigliera comunale milanese e poi regionale lombarda a vicepresidente del Senato, nel 2008, cioè negli anni d’oro del «cerchio magico».

La forza della Rosi sta nell’asse d’acciaio con lady Bossi. Quando scoppiò il Rubygate, Bossi disse: «Io non ho le veline. Se avessi le veline non potrei più tornare a casa. Ho anche la sfortuna che c’è la Rosi che viene sempre a casa mia e dà sempre ragione a mia moglie». La Rosi ha fatto da spalla per Belsito, un altro del cerchio, ma periferico, perché entra in Lega quasi per caso, come erede dei segreti contabili del precedente tesoriere, Balocchi, anche lui ligure. Reguzzoni è il più abile, e quello a cui Bossi vuole più bene.

La Rosi quella forse più influente del cerchio, dopo la moglie di Bossi ovviamente, vero capo del cerchio magico. Che però dopo questa mazzata forse farà il miracolo che chiedeva uno striscione leghista a Milano: sparire.

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