La Bbc nella bufera. Trump chiede i danni. "Causa da 1 miliardo se non rettificano"

Scontro sul discorso modificato del leader Usa. Starmer difende la tv: "Non è corrotta"

La Bbc nella bufera. Trump chiede i danni. "Causa da 1 miliardo se non rettificano"
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Non è più solamente un affare di stato, che mette in discussione la credibilità della tv pubblica britannica, considerata da sempre un faro del giornalismo mondiale. Con la discesa in campo diretta di Donald Trump, lo "scandalo Bbc" è ormai un affare internazionale, che ha ripercussioni fra due alleati, Regno Unito e Stati Uniti, che dal secondo dopoguerra si fregiano di una "special relationship", un legame unico in ambito politico, militare e culturale. Dopo le dimissioni del direttore generale Tim Davie e della responsabile delle News Deborah Turness per il discorso manipolato di Trump e altri episodi di mancata imparzialità sulla guerra a Gaza e su questioni lgbt, il presidente americano ha minacciato con una lettera la tv di Stato britannica di avviare una causa per danni da 1 miliardo di dollari, in caso di mancata rettifica. Trump ha inoltre chiesto un risarcimento per il montaggio dei due passaggi separati del suo speech del 2021, trasmesso dalla Bbc nel 2024, alla vigilia delle ultime elezioni presidenziali, lasciando intendere che il presidente americano abbia avuto un ruolo decisivo nell'incitare la folla all'assalto al Campidoglio del 6 gennaio di cinque anni fa. I legali di Trump, che hanno già fatto causa a New York Times, Washington Post, Cbs e Abc News negli Stati Uniti, indicano orario e data ultima - il 14 novembre, alle 22 inglesi (le 23 in Italia) - perché la Bbc ottemperi alla richiesta. Per il presidente Trump - che lo ha scritto sul suo social Truth - l'ex dg Tim Davie e la Ceo Deborah Turness sono "persone molto disoneste che hanno cercato di alterare l'esito di un'elezione presidenziale".

La questione è dunque ormai ufficialmente un caso politico e legale fra due alleati alle due sponde opposte dell'oceano, dopo che il quotidiano vicino alla destra inglese, il Telegraph, ha fatto esplodere il caso pubblicando il documento interno di un ex consigliere della Bbc, Michael Prescott, indirizzato al Cda dell'emittente, in cui si mettevano in evidenza gli episodi di mancata imparzialità della Bbc.

Non a caso, mentre il presidente della tv di Stato, Samir Shah, riconosceva un "errore di giudizio" nel montaggio del documentario sull'assalto al Campidoglio, e se ne scusava, il primo ministro Keir Starmer è sceso anche lui in campo per prendere le difese della zietta, come gli inglesi chiamavano la Bbc, ritenuta severa ma affidabile. "Non è corrotta", ha spiegato il capo del governo. "Ha un ruolo vitale in un'epoca di disinformazione", ha aggiunto Starmer, spiegando quanto sia però necessario che la tv "agisca rapidamente per mantenere la fiducia e correggere rapidamente gli errori quando si verificano".

A dare man forte a Donald Trump si è precipitato il suo miglior alleato inglese, quel Nigel Farage che ha innescato la bomba della Brexit d è oggi leader del partito di destra Reform UK che svetta nei sondaggi ed è il più vicino alla politica del presidente americano e alle sue battaglie, comprese quelle contro i colossi dell'informazione e per scalzare l'establishment politico tradizionale. "Trump durante una telefonata mi ha chiesto perché trattiamo così il nostro migliore alleato - ha raccontato Farage - La Bbc ha offeso il leader del mondo libero", ha aggiunto Mister Brexit, parlando di "interferenza elettorale" e accusando la tv pubblica di essere stata "istituzionalmente di parte per decenni".

A gettare altra carne sul fuoco c'è anche lo Stato d'Israele.

Dopo il documentario su Gaza, in cui la tv di Stato inglese ha affidato la voce narrante al figlio di un leader di Hamas senza rivelarlo, il ministero degli Esteri israeliano si è rallegrato per le dimissioni ai vertici, parlando di "natura faziosa che da tempo caratterizza la copertura mediatica della Bbc su Israele, alimentando l'antisemitismo". In un discorso commosso nella sede dell'azienda, prima della sua uscita di scena, l'ex ad delle News Turness ha respinto invece le accuse di "faziosità istituzionale": "I nostri giornalisti non sono corrotti".

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