Franco Fayenz
Sono trascorsi sette anni da quando, in un giorno di primavera, se nè andato Tito Fontana, e sembra ieri. Milanese, di professione industriale, dedicava il tempo libero alla musica - quasi sempre al jazz - come compositore, pianista, operatore di cultura e fondatore di una casa discografica, la Dire, riservata in prevalenza al jazz italiano. Se quarantanni fa qualcuno poteva sostenere che in Italia si suonava il jazz più scadente dEuropa, mentre adesso il nostro jazz è tra i più apprezzati del Vecchio continente, il merito è anche suo. Per questo, allannuncio che nellAuditorium Leone XIII di Milano si sarebbe tenuto un concerto per celebrare la memoria di Tito Fontana, sono arrivati musicisti a decine e un pubblico folto e partecipe. Si è cominciato con la proiezione di immagini: Tito con Duke Ellington, Tito con gli amici, Tito alla tastiera del suo Steinway che troneggiava nel mitico Studio 7, sala dei «concerti del martedì» aperti a tutti e studio di registrazione che prendeva il nome dal civico 7 di corso Venezia. Poi è cominciato un lungo concerto con bella musica e gruppi sempre diversi.
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