Tensione alle stelle alla Tridon Emea

Cerro Maggiore, dopo un licenziamento

Tensione alle stelle alla Tridon Emea
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"Ci sentiamo abbandonati, in pericolo e a rischio del nostro posto di lavoro. Abbiamo bisogno ancora di aiuto!".

L'appello è stato lanciato ieri dai dirigenti e dai dipendenti della Tridon Emea srl di Riozzo, frazione di Cerro al Lambro. Da una settimana, infatti, i 22 lavoratori della sede italiana della multinazionale - che si trova in via dell'Artigianato 1 dove si produce componentistica industriale - vengono bloccati e accerchiati all'ingresso e all'uscita in ditta da un numero variabile di soggetti che non solo protestano contro il licenziamento per giusta causa di un dipendente, ma che non esitano a utilizzare le minacce.

"Il problema è che a bloccare il nostro ingresso, a circondarci e a minacciarci non sono i colleghi di lavoro dell'uomo licenziato, bensì una ventina di persone, tesserati del sindacato SI Cobas (nella foto) che non hanno però alcun rapporto di lavoro con la nostra società - ci spiegano all'interno della società, dove tutto il personale è al lavoro e vorrebbe proseguire regolarmente l'attività -. Manifestano contro l'allontanamento del dipendente che è stato licenziato dopo che la ditta con lui aveva perso il rapporto di fiducia. Non a caso ha già perso due arbitrati".

"Impediscono l'ingresso dei camion nella ditta, li allontanano - ci spiega il direttore vendite Andrea De Vecchi -, inoltre controllano anche le aziende vicine, apostrofando i loro lavoratori e loro i dirigenti come se volessero minacciarli nel caso si schierassero in nostro aiuto. Venerdì le forze dell'ordine, dopo tre ore di trattativa, ci hanno permesso di caricare un camion, ma ogni giorno questa vicenda si ripresenta tale e quale".

I carabinieri sono intervenuti tre giorni di seguito la scorsa settimana e anche lunedì alla Tridon Emea per garantire l'ordine pubblico.

"Ma abbiamo ancora bisogno di aiuto, la tensione è alle stelle e non ci lasciano lavorare" conclude De Vecchi.

A favore della ditta di Riozzo in questi giorni è sceso in campo anche il deputato Riccardo De Corato, vice presidente della commissione Affari Costituzionali, che sulla vicenda ha informato la questura di Milano.

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